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15 Novembre 2024

Chi siamo

Socialista, ha senso

Spesso mi chiedo a cosa serva definirsi socialista nel XXI secolo. “Voglio trovare un senso a tante cose, Anche se tante cose un senso non ce l’ha” canta Vasca Rossi. 

Questa voglia di trovare un senso alla ‘passione’ socialista, che non è la militanza in un partito ma uno stile di vita, mi interroga spesso ed in questi giorni tre immagini della tragedia di migranti a largo della costa calabrese mi convincono che, forse, un senso c’è ancora. 

Tre immagini della tragedia di migranti a largo della costa calabrese mi convincono che, forse, un senso c’è ancora a parlare di socialismo

Le tengo davanti agli occhi e non riesco a non pensarci. Una bara bianca, una tutina, un biberon.

La bara bianca ha un codice, non un nome. Con un pennarello è scritto KR14F9 e mi sono chiesto il significato perché nella storia dell’umanità i nomi che cedono il passo ai codici hanno sempre raccontato l’inferno. Ed allora ho scoperto, leggendo i social di un bravo collega giornalista, che KR sta per Crotone, che 14 è il numero della vittima, che F indica una donna e 9 gli anni presunti. Mi si gela il sangue. 

Come mi si gela vedendo quella tutina sulla spiaggia. Immagino la mamma che l’avrà presa, fra le poche cose, per assicurare calore al suo piccolo durante il viaggio. Vedo poi un biberon in riva, non ha latte, è pieno di acqua di mare. Questa immagine mi tortura. Uno strazio. È di una forza incredibile e sento il sapore di quell’acqua che mi sale in gola e toglie il respiro. È stranissimo. 

Sono tre scatti che lasciano il segno. Serve qualcosa di forte per mobilitare le coscienze. 

Dobbiamo riflettere perché’ cosi non può continuare, nessuno è immune da colpe. Non è immune chi ha soffiato sul fuoco della intolleranza, chi si è girato e si gira dall’altra parte, chi pensa che sia necessario pensare ai ‘problemi nostri’. È figlia nostra e non può non avere un nome la piccola di nove anni, è nostra la tutina, come è nostro il biberon.

Rifletto da padre, da cristiano, da italiano, da ‘socialista’ e mi ricordo che se questo è nato per difendere gli ultimi e per garantire i diritti e giustizia sociale ha ancora un senso un garofano all’occhiello

Rifletto da padre, da cristiano, da italiano, da ‘socialista’ e mi ricordo che se questo è nato per difendere gli ultimi e per garantire i diritti e giustizia sociale ha ancora un senso un garofano all’occhiello. Ha ancora un senso impegnarsi per abbattere e superare la globalizzazione dell’indifferenza, e’ sempre una sfida dare voce agli ultimi.

Ha ancora un senso impegnarsi per quella ‘civiltà, una bellissima definizione del socialismo, che immagina sia normale e naturare garantire prima l’accoglienza dei più deboli e poi governare i processi. E’ancora attuale la via del ‘socialismo umanitario’ che mette la dignità ed il diritto alla vita della persona prima di ogni regola.

Ed allora mi ricordo, nella speranza che questo diventi sentimento diffuso, che l’accoglienza è l’unica via possibile. La prima soluzione. Poi ha una logica, per ognuno di noi, per gli ‘scienziati’ dei partiti e delle Istituzioni ragionare sulla geopolitica, sulle soluzioni da trovare in casa loro, sul presidio delle coste, sulle misure feroci per i trafficanti di uomini ed ancora sulla ‘inutile’ Europa, tutto legittimo.

Prima di ogni cosa, ed il socialismo ha chiare le idee, chiari gli obiettivi, viene l’accoglienza: le barche a mare si mettono in sicurezza. 

Il mio Paese questo deve fare, il socialismo a questo deve traguardare. 

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