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18 Novembre 2024

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Urso: “Dobbiamo produrre le materie critiche in Italia”

“Il mondo elettrico non comincia dal sole e dal vento, ma dalla terra, dai materiali fondamentali per costruire batterie e per immagazzinare l’energia prodotta con l’intera gamma delle fonti rinnovabili (nucleare compreso)”, dichiara il ministro delle Imprese e del made in Italy al Foglio dove illustra come fare per produrre le materie prime critiche, tornando a scavare nelle miniere. La bozza di un regolamento Ue per ridurre la dipendenza da un solo Paese prevede di diversificare le fonti di approvvigionamento e produrre in casa entro il 2030 il 10% del fabbisogno. Il ministro ha aperto un tavolo insieme al ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, il 28 febbraio, e ne convoca un secondo “per prendere da subito le decisioni necessarie”. Come prima mossa va aggiornata la mappa che risale agli anni 70. L’Italia possiede 15 materie prime critiche e otto di queste sarebbero estraibili in tre-quattro anni, o anche meno: cobalto in Lazio e Piemonte; rame in Liguria, Toscana e nella fascia alpina; litio nell’alto Lazio; magnesio in Toscana; grafite in Piemonte e Calabria; nichel in Sardegna e nelle Alpi; tungsteno in Sardegna e nell’arco alpino; titanio metallico in Liguria, dove il più grande giacimento Ue è però in un parco nazionale protetto. La via maestra di finanziamento, per Urso, è Fondo europeo per gli investimenti strategici che potrebbe essere utilizzato anche per progetti all’estero. Alla domanda se rinascerà l’Fgam, l’ente minerario soppresso nel 1978, il ministro risponde che “è troppo presto per discutere di questo”. A preoccuparlo sono Nimby ed ecologisti. “Bisogna capire che nessuno può ritenersi al riparo e anche il proprio giardino finirà per inaridirsi, la battaglia dell’ambiente si combatte assumendo ciascuno le proprie responsabilità”, sottolinea Urso.

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