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23 Febbraio 2025

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Il “pericolo giallo”, la Cina, il comunismo, il diavolo

di Luigi Mazzella

Nel corso degli ultimi venti secoli di vita, l’uomo nato e vissuto nella parte ovest del globo ha coltivato e sviluppato soprattutto le sue attitudini naturali al sogno e alla fantasia e molto meno le sue capacità di raziocinio. 

Ciò ha consentito alla parte occidentale del Pianeta di imporsi per la sua straordinaria ed eccezionale capacità creativa e artistica, facendo prevalere il suo gusto e il proprio stile di vita nel resto del mondo, ma non è riuscita a fronteggiare con lucida razionalità le condizioni avverse della sua tormentata esistenza.

Credenze religiose e concezioni filosofiche con visioni fantasiose della realtà si sono mosse “in parallelo”.

L’idea giudaica del “popolo eletto” è stata fatta propria anche dagli hegeliani di destra attraverso l’idea del superuomo di razza ariana (all’origine del nazismo). 

L’idea cristiana dell’uguaglianza tra gli uomini (per effetto dell’amore) ha avuto un equivalente nella rivoluzione proletaria perseguita attraverso l’acquisita, universale coscienza di classe.

Sul piano politico, fascismo e comunismo sono divenuti, quindi, inestirpabili dalla cultura occidentale per l’effetto di un fanatismo ideologico sorretto da un radicato fideismo. 

Non a caso, gli Alleati pur combattendo, nella seconda guerra mondiale, il nazifascismo e nella guerra fredda, il comunismo, se ne sono poi serviti (in modo alternativo) per i loro fini di destabilizzazione di altri Paesi, propagandando i rischi ora del pericolo nero ora di quello rosso.

Da quando Xi Jinping è apparso nella scena mondiale come autorevole mediatore per il conflitto russo-ucraino la propaganda occidentale ha cominciato a parlare anche di pericolo giallo.

Domanda: Perché oggi si definisce “giallo” il pericolo ” cinese che un tempo era definito “rosso”come il comunismo sovietico?

Risposta: Perché non è comunismo; a muovere la politica c’è un razionalismo puro e ciò fa paura a chi si muove con le stampelle della favolistica religiosa e politica. 

Il comunismo, irrazionale come ogni sogno o fantasia non corroborata dalla ragione, ha trovato terreno fertile per attecchire in Russia, Paese con un’alta percentuale di religiosità (cristano-ortodossa al settanta per cento o mussulmana al cinque per cento) ma non ha avuto uguale fortuna, se non per un tempo molto limitato, in Cina dove è molto alta la percentuale degli agnostici (circa il 60°%) e degli atei convinti (circa il 20%).

In Russia, infatti, il cristianesimo-ortodosso ha fornito la base sia per l’autoritarismo assolutistico nel governo del Paese, già sostegno dello czarismo (come lo è stato, lo è sarà di tutti i fascismi planetari) sia per il supposto e preteso egualitarismo comunista e bolscevico (analogo a quello cristiano).

Nella Cina, atea e razionalista, nessuno ha mai pensato di realizzare l’utopia di un mondo migliore con i dettami della dottrina occidentale (cristano-mediorientale o idealistico-teutonica). Il cosiddetto comunismo cinese ha avuto unicamente il ruolo, molto strumentale, di colmare le forti disuguaglianze economiche esistenti nella popolazione cinese per consentirle di accedere in modo ottimale al capitalismo, al consumismo, al commercio ed al mercato nel mondo globalizzato. 

L’egualitarismo cristiano e quello bolscevico sono rimasti fuori della porta. Il capitalismo cinese, sviluppatosi in modo straordinario, ha potuto e può prescindere anche dal sostegno della lobby ebraica newyorchese. 

E’ probabile, allora, che l’allarme per il pericolo giallo non sia diretto a costruire una diga contro “il comunismo in marcia” quanto per elevare un muro contro il “diavolo” del pensiero libero e non condizionato dal “credere” che ostacola il “pensare”. 

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