di Valeria Torri
L’Assemblea Generale della FP Cgil Salerno ha eletto la nuova Segreteria provinciale. Al fianco del Segretario Generale Antonio Capezzuto, sono stati eletti Segretari provinciali i dirigenti Maria Rita Di Cesare, Alfonso Rianna, Livia Veltre ed Erasmo Venosi.
Antonio Capezzuto è il più giovane Segretario generale di categoria della Cgil Campania e nel suo operato si sono rintracciati quei segni di continuità e, allo stesso tempo, di innovazione importanti per le sfide che attendono la squadra, completamente rinnovata, della FP Ggil regionale e provinciale.
“I temi importanti, quali il reddito di cittadinanza, la riforma dei centri per l’impiego, quota 100, sono oggetto delle politiche di questo Governo – ha detto Capezzuto – che stanno avendo, e avranno nel breve periodo, un impatto forte sui territori e sul mondo che rappresentiamo. Nei prossimi tre anni si prevedono 500mila uscite dal pubblico impiego, 150mila delle quali solo per Quota 100. Una vera e propria emorragia di dipendenti pubblici tale da mettere in ginocchio l’intero sistema”.
Del neo eletto gruppo fa parte un’altra giovanissima dirigente, la Segretaria provinciale Livia Veltre, alla quale abbiamo chiesto quali sono gli ambiti operativi maggiormente critici per la tutela degli iscritti della Fp Cgil Salerno e quali gli obbiettivi prioritari. “Quello al Servizio Pubblico è un attacco sfrontato, agli operatori e soprattutto ai cittadini che accedono ai servizi pubblici. Non è più sufficiente una strategia difensiva, ma servono proposte e avanzare idee. La nuova Segreteria avrà il compito di continuare nel duro lavoro di rappresentanza dei lavoratori che ogni giorno chiedono tutele alle Organizzazioni sindacali. In un territorio così vasto è necessario marcare la presenza in tutti i luoghi di lavoro e nelle 35 sedi provinciali della Cgil, garantendo assistenza quotidiana.
Qual è il primo punto di cui discutere con il Governo?
“In assoluto, l’autonomia differenziata. Cambiare il dettato della Costituzione per creare tante Regioni-Stato è un gioco al massacro. Per intenderci, qui si sta parlando di diritto del lavoro inquadrato in un sistema di autonomie regionali; di una contrattazione collettiva non più nazionale ma regionale. Si tratta di porre le basi per operare discriminazioni in maniera sistematica. Perciò, il dipendete pubblico di un Comune della Regione Campania avrà un contratto collettivo diverso rispetto a quello dello stesso dipendente, della stessa categoria, di un Comune lombardo.”
Quali sono le proposte della Fp Cgil al riguardo e con quale margine di successo atteso?
“A livello nazionale le nostre iniziative sono già state numerose, così come a livello regionale e provinciale. Partendo da una campagna per una raccolta di firme a tappeto, cerchiamo, per quanto ci è possibile, di far comprendere alla gente cosa significhi l’autonomia differenziata. La sensazione è quella che non ci sia consapevolezza al riguardo. Quali siano i pericoli per tutti, a prescindere dai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Le conseguenze saranno evidenti nel default dei servizi essenziali ai cittadini. Basti pensare alla sanità, che già oggi paga lo scotto di essere gestita a livello regionale, e constiamo quanto sia difficile fruirne in maniera adeguata; non c’è da stare sereni al pensiero che possa ulteriormente peggiorare. È per questo che il nostro primo obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’argomento.”
L’interlocuzione con la Meloni in occasione del recente Congresso Nazionale della Ggil, quali risultati ha dato?
“Non è semplice parlare e confrontarsi con una Presidentessa del Consiglio che si pone con un atteggiamento provocatorio, così come si è visto in occasione del Congresso. Apprezziamo molto che abbia voluto partecipare, tuttavia si è interpretata la decisione piuttosto come una strategia finalizzata a mostrare un’improbabile apertura al confronto. Viviamo ormai da anni una stagione in cui l’idea della contrattazione, la sua funzione, l’eguaglianza e l’universalità dei diritti vengono messi in discussione dai Governi che, in continuità tra loro, hanno scelto la divisione come strada di riduzione del potere dei lavoratori. È per questo che crediamo nella mobilitazione dei cittadini, come unico vero strumento per cambiare lo stato delle cose. Una mobilitazione che veda al centro il rilancio della sanità pubblica, superando il gap tra nord e sud, per garantire ovunque accesso a livelli essenziali di assistenza (LEA) di qualità”.