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15 Novembre 2024

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L’autonomia differenziata e la Macroregione

di Giuseppe Coglianese


L’attuazione della riforma sull’autonomia differenziata, è stata inserita nel programma elettorale del centrodestra ed è una battaglia storica della Lega.
L’autonomia differenziata, cercherò di spiegare brevemente cos’ è, non è altro che il riconoscimento, da parte dello Stato, dell’attribuzione a una regione a statuto ordinario di autonomia legislativa sulle materie di competenza concorrente e in tre casi di materie di competenza esclusiva dello Stato. Insieme alle competenze, le regioni possono anche trattenere il gettito fiscale, che non sarebbe più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive.

L’autonomia differenziata non è altro che il riconoscimento, da parte dello Stato, dell’attribuzione a una regione a statuto ordinario di autonomia legislativa sulle materie di competenza concorrente


Le materie legislazione concorrente comprendono i rapporti internazionali e con l’Unione europea, il commercio con l’estero, la tutela e sicurezza del lavoro, l’istruzione, le professioni, la ricerca scientifica e tecnologica, la tutela della salute, l’alimentazione, l’ordinamento sportivo, la protezione civile, il governo del territorio, i porti e gli aeroporti civili, le grandi reti di trasporto e di navigazione, la comunicazione, l’energia, la previdenza complementare e integrativa, il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, la cultura e l’ambiente, le casse di risparmio e gli enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.
La concessione di “forme e condizioni particolari di autonomia” alle regioni a statuto ordinario sono previste dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, che sottolinea come possano essere attribuite “con legge dello Stato su iniziativa della regione interessata”. Questo comma però non è mai stato stato attuato, soprattutto a causa delle grandi differenze economiche e sociali tra regioni, che rendono particolarmente delicata, e potenzialmente dannosa, l’approvazione di leggi in questo senso.
Nel 2019 Stefano Caldoro (Presidente Nazionale del nPSI) lanciò in Campania la raccolta firme per indire il referendum sull’ autonomia (Un referendum per la Macroregione autonoma del Sud) con l’ obiettivo di rendere il Sud più forte ed unito ma soprattutto più competitivo. I quesiti del referendum erano i seguenti: «Volete voi che la Regione Campania intraprenda tutte le iniziative istituzionali necessarie per ottenere dallo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, comma terzo, della Costituzione, in tutte le materie indicate dalla predetta disposizione?», poi «Volete voi che, sulla base dei principi di sussidiarietà ed adeguatezza, le condizioni di autonomia della Regione Campania, siano rimodulate attraverso un più incisivo esercizio dei poteri sostitutivi statali, al fine di garantire e tutelare la piena uguaglianza tra cittadini campani e cittadini residenti in altre Regioni, anche nell’erogazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e dei livelli essenziali di assistenza, sia di raggiungere la definitiva perequazione infrastrutturale tra territorio regionale e quello nazionale?» ed ancora il terzo «Volete voi che la Regione Campania stipuli con le altre Regioni dell’Italia meridionale continentale tutte le intese necessarie, ai sensi dell’articolo 117, ottavo comma, della Costituzione, per l’esercizio unitario, anche attraverso l’istituzione di organi comuni, delle funzioni di propria competenza?». L’ obiettivo dichiarato , tramite l’applicazione degli articoli 116 e 117 della Costituzione, era quello di istituire una macroregione del Sud che unisse Campania, Calabria, Molise, Basilicata, Puglia, Sicilia e Abruzzo e a cui veniva conferita una quota di autonomia politica e legislativa sul modello di quella chiesta precedentemente dalle Regioni di Lombardia e Veneto.
Un po’ di cronostoria, da socialista, ricordo che di autonomia delle regioni ne parlava già Bettino Craxi nel 1990 e lo fece proprio a Pontida, lui affermava che le regioni avrebbero dovuto cambiare volto allo Stato, riducendo la pesantezza e i poteri delle burocrazie centrali , dando ai cittadini di ciascuna comunità regionale un più diretto controllo delle risorse e dei loro servizi. Riscrivere l’ articolo 117 della Costituzione e tutelare il Mezzogiorno (alcuni punti chiave della sua visone di autonomia delle regioni).
Lo scrivente nel 2019 ha raccolto le firme ed ha fatto parte del Comitato referendario per la Macroregione Sud che si organizzò a Salerno ovvero il gruppo informale “Salerno per la macroregione Sud”.
Le mie conclusioni in merito a queste due proposte ovvero l’ autonomia differenziata e la macroregione autonoma del sud. Ad oggi nonostante una serie di incontri con i vari partiti di opposizione in parlamento ed extra (fuori dal parlamento), con movimenti e associazioni, società civile e in ultimo la nomina di un comitato per i Lep (livelli essenziali delle prestazioni) sul quale è scontro soprattutto sul divario che viene a crearsi tra Nord e Sud, la riforma portata avanti dal governo di centrodestra non convince.
Da socialista sostengo sia la proposta avanzata negli anni ’90 da Bettino Craxi sull’ autonomia delle regioni (Dichiarazione di Pontida-Pontida, 3 marzo 1990), sia quella dell’ amico Stefano Caldoro sull’ istituzione della Macroregione Autonoma del Sud (a lui chiedo di rilanciarla) perché credo che le due proposte vanno nella stessa direzione e da esse bisogna partire. Invito allora tutti i socialisti a discutere del tema magari agli “Stati Generali del Socialismo” che si terranno a breve oppure in iniziative singole sul tema e stabilendo una tabella di marcia da seguire, con l’ obiettivo di preparare e di sottoporre al governo una controriforma delle Autonomie .I SOCIALISTI PER L’ AUTONOMIA DELLE REGIONI -AVANTI


Giuseppe Coglianese- ex Presidente del Forum dei Giovani di Oliveto Citra, esponente nPSI

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