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23 Novembre 2024

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Cassese bacchetta le toghe: “La Corte dei Conti non sia sindacato”

“Non è un scontro istituzionale, perché, con la proposta del governo, da un lato, viene data attuazione alla Costituzione, dall’altra si segue un orientamento più volte espresso da tutta la cultura amministrativa italiana. La Costituzione dice che la Corte dei conti esercita il controllo preventivo di legittimità sugli atti del governo e quello successivo sulla gestione del bilancio dello Stato e che riferisce direttamente alle Camere sul risultato del riscontro eseguito. Non parla di controllo concomitante e non prevede un controllo preventivo a tappeto, ma solo sugli atti del governo. Quanto alla cultura amministrativa basterebbe leggere le pagine di un grande burocrate del secolo scorso, Carlo Petrocchi”. Sabino Cassese, presidente emerito della Corte Costituzionale al Giornale ribadisce che il governo ha “completamente ragione” nel limitare il controllo preventivo dei magistrati contabili. “Sono stato colpito dall’espressione dell’associazione magistrati della Corte dei Conti – dice Cassese – che, lamentando una limitazione delle competenze della Corte, chiedeva un ‘tavolo di confronto’.. La Corte dei conti e i suoi magistrati, che credevamo un grande corpo dello Stato, si comportano come dei sindacati e negoziano con il governo?”. È d’accordo con un altro presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli, quando dice che i magistrati contabili non vengono espropriati delle loro funzioni se mantengono i controlli sulle opere realizzate? “Non so perché si parli di espropriazione. La Corte dei conti continuerà a svolgere i propri controlli, comeprevisto dalla Costituzione e dalle leggi, e come ha fatto anche a marzo, nel presentare al Parlamento una relazione sul controllo consuntivo svolto sul Pnrr”. “Le do qualche cifra: nel 1990 in Italia sono state operate 100 milioni di operazioni di controllo. Che nello stesso anno la Corte dei conti ne fece 5 milioni. Che questi controlli assorbirono tra il 3 e il 5% dell’attività lavorativa del totale del pubblico impiego. Che essi furono inefficaci, come dimostrato da 110 mila ricorsi a giudici amministrativi e contabili, metà dei quali bocciati”, conclude il costituzionalista

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