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15 Novembre 2024

Chi siamo

Una presa per i fondelli…

di Luigi Mazzella

Ho scritto più volte che Flat-tax e Ponte sullo Stretto non mi apparivano misure compatibili con alcune clausole del Trattato di Pace impostoci dagli amici statunitensi dopo la seconda guerra mondiale. Quelle norme “di pace” miravano a impedire l’adozione da parte dei Paesi sconfitti di tutte quelle misure volte a favorire una crescita produttiva ritenuta eccessiva (e, quindi, preoccupante per i due Stati vincitori ed egemoni).

L’Italia che, grazie al sistema fiscale colabrodo ereditato dal fascismo aveva conosciuto il boom economico degli anni Cinquanta, definito il “Miracolo Italiano”, era indotta (probabilmente per pressioni statunitensi) a dare immediata applicazione al principio introdotto nella Costituzione delle aliquote progressive che, sotto la falsa parvenza della giustizia sociale, eliminava lo stimolo al miglioramento economico dell’intero Paese e provocava un aumento dell’evasione fiscale con chiare ripercussioni negative sul bilancio. 

Non ritengo, quindi, eccessivo definire “penosi” i tentativi, effettuati, su inputdi una classe politica che ritiene i cittadini dei minus habentes, da sedicenti (o effettivi di comodo) esperti delle Finanze e dell’Ingegneria per trovare argomenti tecnici atti a convincere gli Italiani che la flat tax, pur dimostratasi un potente ossigeno per l’economia britannica e statunitense ai tempi della Thatcher e di Reagan (e liberamente applicata dalla maggioranza dei Paesi dell’Est dopo la liberazione dai sovietici) e che i ponti a lunga gittata, pur diffusi in tutto il mondo, siano per il Bel Paese dei tabù proibiti.

Solo un popolo di creduloni, infatti, può non attribuire a “una presa per i fondelli” ciò che gli viene ammannito dagli odierni “giannizzeri” dell’impero anglo-americano che vestono le multicolori divise sottratte agli ex comunisti, agli ex fascisti e agli ex moderati centristi (democristiani o meno).

Più dello stesso dominio americano, della NATO e dei vicerè coloniali di Bruxelles (Von der Layen e de La Garde) appare insopportabile per i derelitti italiani la chiusura di ogni spiraglio politico verso una scelta di libertà e di autonomia politica. 

Allo stato delle cose essi sono costretti a ritenere che ogni appuntamento elettorale sia del tutto inutile. 

Un pensiero unico, ugualmente servile e sottomesso, pervade tutte le forze politiche che si contendono il favore dei votanti (che per non sottostare ai loro diktat si rifugiano nell’astensionismo).

E’ il destino degli sconfitti che si perpetua nei decenni. E peggiora con il degrado delle condizioni di vita degli Occidentali, più vicini al tramonto rispetto ad altri popoli. Anche nel linguaggio dei leader!

Mussolini, Duce e Dittatore, definiva l’Inghilterra “perfida Albione” e “massonico-plutocratica” l’America del Nord: oggi Joe Biden, sedicente “democratico” e preteso “esportatore nel mondo di democrazia” definisce Putin un macellaio e Xi Jinping un tiranno antidemocratico.

O tempora o mores oppurequo usque tandem? Ai lettori la scelta!

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