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23 Novembre 2024

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“Dal 1968 ad oggi, quanto contano i social nelle scelte quotidiane?”

di Donato D’Aiuto

Il 10 giugno 1968 l’Italia vinceva per la prima volta gli Europei di calcio. Pochi giorni prima che Gigi Riva e i suoi compagni alzassero la coppa al cielo allo stadio Olimpico di Roma, a Los Angeles veniva assassinato Robert Kennedy, fratello di John. Il Presidente del Consiglio era Giovanni Leone (futuro Presidente della Repubblica) ed il Presidente della Repubblica era Giuseppe Saragat, che sicuramente festeggiò la vittoria degli Europei nel migliore dei modi.

Al di là delle facili battute, quello del 1968 era un altro mondo, completamente diverso da quello di oggi.

Il caso vuole che a distanza di 53 anni ci siamo ritrovati nuovamente sul tetto calcistico d’Europa.

All’epoca, però, l’assenza dei social network rendeva impossibile la presenza di 53 milioni (tanti erano gli italiani all’epoca) di allenatori.

Donato D’Aiuto

Allo stesso tempo, non furono 53 milioni di scienziati a decidere che la migliore scelta possibile, nel 1968, fosse quella di rendere obbligatoria la vaccinazione anti-tetano per i bambini nel secondo anno di età.

Certo, direte che il tetano non è il Covid e non è un virus ad alta trasmissibilità. Ma il punto è un altro.

Il vaccino contro il tetano è stato reso obbligatorio perché solo grazie ad esso si riuscì a rendere pressoché innocua una malattia infettiva che contava circa un milione di casi all’anno in tutto il mondo, con un tasso di mortalità del 45%.

Chissà quanti leoni da tastiera ed esperti del nulla si risparmiarono i nostri antenati. E chissà quanti fegati furono lasciati intatti dalla mancanza di social network.

Oggi, dopo 53 anni, abbiamo capito che con 60 milioni di allenatori, sebbene tra tante difficoltà e con tanto spirito di sopportazione, si può ancora diventare Campioni d’Europa, invece con 60 milioni di virologi e scienziati da strapazzo il Covid non lo si sconfigge.

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