L’Italia non vuole adottare un approccio predatorio in Africa ma “aiutare a creare aziende e un tessuto industriale”. Lo ha detto il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista a “La Stampa”. L’Italia vuole agire in tal senso “anche attraverso delle jointventure, senza sfruttare i Paesi che hanno materie prime. Solo cosi’ si puo’ risolvere alla radice il problema migratorio”, ha detto il ministro, secondo cui in questo quadro si inserisce il memorandum siglato da Commissione europea e Tunisia. “Salvare vite umane e’ fondamentale, nessuno deve morire cosi’. La strategia complessiva di investimenti che stiamo costruendo serve proprio a evitare che accadano queste cose. Si deve investire per far crescere questi paesi e, come diceva Benedetto XVI, per dare il diritto a queste persone di non partire”, ha spiegato Tajani.
Il ministro ha poi parlato del Piano Mattei per l’Africa proposto dal governo. “Il piano Mattei e’ un elemento importante, ma e’ certamente necessario un piano di finanziamenti che non si limiti all’impegno dell’Italia, ma si allarghi all’Europa, ai paesi del Golfo, e magari alla Turchia e agli Stati Uniti, altrimenti non si va lontani”, ha aggiunto il vicepresidente che ha poi parlato della liberazione di Patrick Zaki. “Abbiamo interessi economici in Egitto, ma questo non ci esi me dall’adottare alcune iniziative diplomatiche, come fatto per Zaki e come si sta facendo per Regeni. Su entrambi i casi (il presidente egiziano Abdel Fatah) Al Sisi ha piu’ volte assicurato all’Italia collaborazione e sostegno per arrivare a una soluzione. Su uno dei due si e’ ottenuto un risultato con l’attivita’ diplomatica, senza clamore, senza insulti. Continueremo a fare lo stesso per Regeni”, ha garantito Tajani.