di Valeria Torri
Il Giffoni Film Festival è un luogo unico al mondo. Una fucina di idee, progetti, sogni che gravitano attorno al cinema e alla sua eterna magia. Per i ragazzi, i bambini e i genitori che hanno la fortuna di parteciparvi, il GFF è un viaggio alla scoperta di altre vite, altre storie, altri mondi lontani nel tempo e nello spazio da cui ritornare a casa, come da qualunque viaggio che valga la pena, con mente e cuore aperti.
Ideato e diretto da Claudio Gubitosi, il GFF ha avuto il suo sdoganamento nel mondo della cultura e dello spettacolo con François Truffaut, il grande autore e regista francese. Nel 1982 Truffaut era già una leggenda, osannato dalla critica e vincitore di tutti i premi che un cineasta possa desiderare, Oscar e Palma d’oro inclusi, quando disse che “di tutti i festival di cinema, quello di Giffoni è il più necessario”. Dopo di lui, Robert De Niro, Sergio Leone, Michelangelo Antonioni, Alberto Sordi hanno consacrato a livello nazionale ed internazionale il Festival di Giffoni come un appuntamento preziosissimo in termini culturali e comunicativi.
Gubitosi, per l’edizione n.54 ha annunciato una rivoluzione: “Creerò una task force, c’è bisogno di servizi e ospitalità perché la nostra realtà è cresciuta tantissimo. So che migliaia di persone hanno dovuto affannarsi per trovare un alloggio e per questo ci metteremo al lavoro affinché Giffoni abbia una nuova governance e un nuovo ruolo sul piano locale, regionale e nazionale. Giffoni non si tocca e non è in discussione, sono in discussione una serie di cose che vogliamo migliorare”.
In campo ci sono tantissimi progetti, a partire dalla creazione di un campus dove ragazze e ragazzi potranno formarsi ai mestieri del cinema e gli studios per le produzioni audiovisive. Il direttore generale Jacopo Gubitosi ha poi annunciato che la prossima edizione si arricchirà del Giffoni Sport Village.
Le parole che hanno saputo racchiudere il senso e il successo di questa edizione del GFF sono quelle del direttore artistico, Luca Apolito: “Diciamo sempre ai nostri giurati che sono degli esploratori e li invitiamo ad andare in tutte le direzioni dove non sono mai stati prima. Il tema scelto è stato quello degli indispensabili, ma indispensabili non sono solo i giovani. Indispensabile è il cambiamento, l’evoluzione che sono poi le declinazioni del viaggio. Educare al cambiamento significa imparare che una cosa statica non esiste altrimenti non è viva. E il cambiamento è vita. Stando qui ci si trasforma e quando si torna a casa questo meccanismo virtuoso continua a dare i suoi frutti. Non ci interessa che i ragazzi vadano via con una verità, ma che si contaminino di dubbi e incertezze e che abbiano la mente piena di curiosità”.
Il cambiamento è vita ed è l’unica strada possibile, è anche il messaggio di Giorgia, la ragazza siciliana intervenuta durante l’incontro con il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin: “Ministro io ho paura di non avere un futuro. Io non so se voglio avere dei figli. In questi giorni la mia terra brucia. Sta bruciando tutto”. Giorgia si ferma, scoppia in lacrime. Prova a riprendere, la voce le si spezza, ma continua: “Lei non ha paura per i suoi figli, per i suoi nipoti?”. L’emozione tradisce il ruolo e il Ministro si commuove: “Io ho la forza del dubbio. Glielo dico sinceramente. Ma abbiamo il dovere, ho il dovere della carica che ricopro, verso di voi e verso i miei nipoti”.
Attraverso il cinema, a Giffoni, viene rappresentata l’infinita gamma di questioni pregnanti che riguardano l’essere umano, la sua condizione di vita e ogni aspetto dell’animo. Il Giffoni Film Festival, contro la crisi della cinematografia, riesce a portare sul grande schermo pellicole di valore dando loro la chance che meritano e, al contempo, rieducando lo sguardo dello spettatore al “bello”.
Sul tema, il cronista cinematografico – come ama definirsi – Tonino Pinto, rivolgendosi ai Giffoners, ha sottolineato come sia di primaria importanza educare i giovani e giovanissimi alla gioia che il grande schermo può portare nella vita di ognuno: “Attraverso questo Festival sono cresciute tante generazioni che amano il cinema e vogliono continuare ad amarlo facendolo. Il cinema ha bisogno di talenti per andare avanti. Negli anni cinquanta il successo dei film lo faceva la bravura degli sceneggiatori. E oggi c’è bisogno di sceneggiatori, di gente che sappia scrivere belle storie. Al critico cinematografico spetta poi un compito fondamentale poiché viaggia nel mondo alla scoperta di storie da far conoscere al pubblico.” Tonino Pinto ha evidenziato come la crisi cinematografica sia legata anche all’arrivo delle piattaforme di fruizione di titoli cinematografici da casa che, oltre ad aver svuotato le sale, ha livellato verso il basso la qualità dell’offerta, ormai assoldata all’abbonamento in più. Ha poi spiegato come le regole del marketing non possano guidare una scelta culturalmente e artisticamente valida poiché rispondono ad esigenze differenti.
Per contro, la forza del Giffoni Film Festival sta proprio nell’offerta di una raffinata selezione di pellicole, estremamente differenti tra di loro, per autori, registi, sceneggiatori, per temi e ambientazioni, che si sussegue all’interno di un fitto e articolato programma suddiviso per target di riferimento.
I giurati appartenenti alle sezioni elements+6, elements+10, generator +13, generator +16, generator +18, gex doc e parental experience hanno decretato i vincitori del Gryphon Award di quest’anno, divisi tra lungometraggi e cortometraggi per ciascuna categoria. Tutti i film vincitori sono pubblicati sul sito del GFF https://www.giffonifilmfestival.it
Tra i vincitori, “An Irish Goodbye”, cortometraggio di 23 minuti, già premiato con l’Oscar agli Academy Awards del 2023, che esplora il tema della perdita, ma anche del legame con le proprie radici. Lo fa con una vitalità contagiosa attraverso un cinema diretto che arriva dritto al cuore e fa affezionare gradualmente ai protagonisti. Nel film, i due fratelli Turlough e Lorcan, affetto dalla sindrome di Down, vogliono esaudire i cento desideri della madre che è nell’urna, al centro della tavola, in mezzo a loro due in perenne conflitto. In quale modo questa inquadratura possa dar vita a un crescendo di emozioni, dal riso al pianto in pochi istanti, si spiega solo se si pensa a un capolavoro cinematografico.