“C’e’ che la premier e’ populista. Populista dentro”. Ne e’ convinto il leader di Italia viva, Matteo Renzi, in una conversazione con il “Il Foglio”. “Alla vigilia del compleanno di Conte”, che cadeva ieri, “Giorgia ha deciso di fare tre regali a ‘Giuseppi’: su salario minimo, tasse alla banche e intercettazioni”. Ma c’e’ anche altro da segnare sul calendario. E qui si scherza meno: “Perche’ alla vigilia di un autunno turbolento, con la norma insensata sugli extraprofitti bancari la premier si gioca la benevolenza dei mercati”, spiega Renzi. “Finora, con le sue scelte prudenti in materia di bilancio, Meloni s’era saputa guadagnare un’apertura di credito da parte degli analisti finanziari”. E ora? “E ora – sottolinea – per inseguire l’agenda del populismo, forse per non concedere spazio di manovra su quel terreno a Matteo Salvini, compie una scelta che rimette in discussione questo rapporto”.
Venerdi’ Renzi non sara’ all’incontro tra governo e opposizioni sul salario minimo: “Ho spiegato a Giorgia che non vado, perche’ la ritengo un’idea sbagliata, specie per come e’ stata definita”. Non c’entra granche’, dice l’ex premier, con quello “che anche alcuni di noi avevano prospettato”. Troppo alto il rischio di compromettere la contrattazione collettiva, sbagliato, “anzi sbagliatissimo”, il ricorso a fondi pubblici per aiutare le imprese ad alzare i salari. “Non a caso e’ una proposta che ha, come prima firma, quella di Giuseppe Conte. Mostrandosi pronta a discuterla, Meloni la legittima, e legittima il ruolo di ‘Giuseppi'”. Infine, la norma sulle intercettazioni presentata da Carlo Nordio nell’ultimo Cdm, e’ “una una misura sciagurata”, sentenzia Renzi, che pure per il Guardasigilli nutre stima sincera. “Nel decreto di ieri firmato Nordio, ma scritto dai magistrati, sono state ampliate le possibilita’ di fare intercettazioni telefoniche, ambientali, compresi i trojan. Hanno reso la norma applicabile anche ai procedimenti in corso per sanare le intercettazioni inutilizzabili”. “E’ evidente, dalla nomina di Bonafede in poi, che sulla giustizia l’agenda sovranista e quella grillina coincidono terribilmente” conclude.