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19 Gennaio 2025

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Alla cerimonia di apertura della Mostra del Cinema di Venezia va in scena la forza femminile

di Valeria Torri

La regista e sceneggiatrice Liliana Cavani ha ricevuto il Leone d’Oro alla carriera nel corso della cerimonia inaugurale della Mostra del cinema di Venezia, tenutasi mercoledì 30 agosto.

«L’annuncio del premio mi ha colto di sorpresa – ha dichiarato Cavani sul palco – pensavo di essere una sarta che ha solo un gruppo di clienti affezionati. Ho iniziato a fare documentari con la Rai sulla guerra peggiore di sempre e per questo, di fronte alle immagini della seconda guerra mondiale, ho scoperto cose terribili. Non potete immaginare cosa ho potuto vedere. Per me è stata una cosa importante. La Storia è fondamentale.»

Liliana Cavani ha ritirato il premio alla carriera dalle mani da Charlotte Rampling, protagonista de “Il Portiere di notte”, pellicola del 1974 della premiata regista carpigiana: «Dai primi anni Sessanta ci costringi a confrontarci con il bello, il brutto e l’irrisolto. Ne “Il Portiere di notte” ci hai mostrato il mostruoso, non tanto sotto forma di catarsi, ma di epurazione, di elettroshock, di grido. Hai girato la cinepresa verso la bestia, dritta verso di lei, con gli occhi spalancati, circondandola, per capirla, per riconoscerla quando ritorna. Hai preso le nostre ombre, Liliana, e le hai portate alla luce. Sono al centro dei nostri destini. Grazie». Un tributo pieno di senso quello dedicato alla regista dall’indimenticabile Rampling che, nonostante i suoi 77 anni, è apparsa granitica nel suo fascino, ricordando a tutti che lo stile non ha età.

Accolta da un’ovazione, Cavani ha ringraziato la Biennale ma ha poi spiegato di reputare ingiusto che le donne non vengano premiate quanto gli uomini, nonostante lavorino bene quanto loro. Ha così rivolto un appello al Festival perché attui un cambiamento: «La Mostra c’è già da tanti anni, è l’ottantesima edizione. È necessario senz’altro un riequilibrio in questo senso. Ci sono tante donne nel cinema molto brave e mi auguro che questo inizio abbia un seguito nel tempo».

Alla conferenza stampa a Venezia le è stato chiesto anche del suo passato, di quale film fosse stato importante e lei ha detto: «Venezia ha avuto un ruolo speciale nella mia carriera, la prima volta è stato nel 1961: vinsi un premio con un documentario sul processo di Vichy, ma ero in vacanza e non venni a ritirarlo. Per quel documentario ho dovuto studiare molto perché conoscevo tutto sulla guerra del Peloponneso e non della seconda guerra mondiale. E fu per me una rivelazione che ci fossero ancora dei nazisti in giro, del resto ce ne sono ancora… così come c’è gente che nega la Storia, nega l’esistenza dei lager. Ecco, i negazionisti li legherei a una poltrona davanti ai filmati che ho visto io, quel materiale lo dovrebbero vedere tutti, lo dovrebbero far vedere nelle scuole».

Cavani, a Venezia, come si ricorda nella motivazione del premio, celebra il ruolo delle donne nella storia del cinema e si conferma «regista anticonformista, libera da preconcetti ideologici, perennemente moderna, mossa dall’urgenza di una continua ricerca della verità e da uno sguardo politico, anti-dogmatico, coraggioso anche nell’affrontare i tabù più impegnativi».

Per celebrarla, la Mostra ha anche invitato fuori concorso il suo nuovo film, “L’ordine del tempo”. «Un film sulla paura del tempo futuro, sull’oblio del tempo passato, il tempo che convive con noi», spiega Cavani.

Nel film, ambientato in una villa affacciata sullo scenografico litorale di Sperlonga, alcuni amici di lunga data si ritrovano, in una giornata estiva, per celebrare il 50° compleanno di Elsa (Claudia Gerini), padrona di casa. L’occasione è anche quella in cui scoprono che quello potrebbe essere l’ultimo giorno della loro vita a causa del probabile schianto di un meteorite sulla superficie terrestre. La notizia arriva da Enrico (Edoardo Leo), l’amico di una vita di Pietro (Alessandro Gassmann), il padrone di casa. Enrico è un fisico teorico e dunque pochi sono i dubbi rispetto alla fondatezza dell’informazione. Dal momento di quella nuova drammatica consapevolezza la percezione di lunghezza e intensità delle ore della giornata, della serata e della notte cambiano. I convitati a stento trattengono il panico, fanno perno sulla forza dello stare insieme e sulla “dignità” del loro status di borghesi, laureati e professionisti. Ma è anche il momento in cui scelgono di essere veri, confessando ciò che fino a quel momento era stato taciuto.

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