“Oggi un corposo editoriale su Il Riformista, giornale che il suo direttore editoriale ci assicura essere totalmente indipendente, spiega perché i popolari devono andare nel Centro di IV. E questo avviene più o meno tutti i giorni e non è particolarmente rilevante.Quello che però merita una risposta è la questione del riferimento al repubblicanesimo come ragione di esclusione della cultura popolare. Il repubblicanesimo per noi non vuol dire partito Repubblicano, ma riferimento alla prima parte della costituzione nata dal compromesso tra sinistra, popolari, liberale e azionisti. In quella sintesi alta si devono trovare le convergenze valoriali (etiche e politiche) necessarie affinché riformisti, liberali e popolari tornino ad avere un ruolo politico fondamentale nel paese, chiudendo la stagione del bipopulismo a cui spesso si sono invece accodati”. Lo scrive sui social il leader di Azione Carlo Calenda.”In effetti già coesistono in Azione, e accanto ad Azione, culture diverse: io sono un Repubblicano; Giulia Pastorella, Fabrizio Benzoni, Enrico Costa sono liberali; Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Matteo Richetti, Emma Fattorini e da ultima Elena Bonetti, che con noi lavora alla ricostruzione del Terzo Polo, sono decisamente popolari. E convivono bene e proficuamente. Su questo animeremo un dibattito nei prossimi mesi. Ringrazio il Riformista per averlo aperto” conclude.