“Quelli della mia generazione e limitrofe, politici, commentatori, giornalisti, cambino le lenti agli occhiali. E le scelgano almeno bifocali. In Italia c’è un salto generazionale sul piano culturale, politico e di linguaggio che non si può ignorare”. Lo sottolinea a la Repubblica l’ex leader del Pd Pierluigi Bersani. “Se guardassero Schlein dal basso invece che dall’alto vedrebbero che le perplessità di una parte delle nostre generazioni sono la speranza di una parte delle nuove” aggiunge. “Attenzione alle manovrette di un certo establishment che pensa: c’è una destra in difficoltà, una sinistra che balbetta, troveremo qualcosa di extracorporeo, di extrapolitico, che sopperisca – spiega -. C’è un pezzo di sistema che sta trattando Elly come una macchietta”. Per Bersani “bisogna riconnettere il Pd al suo mondo reale e potenziale, rispetto al quale c’è stato uno scisma profondo. E poi costruire un campo dell’alternativa, tenendo aperto il partito. Io mi iscrissi al Pci quando Berlinguer disse: entrate e cambiateci”. Bisogna “spazzare via questa stupidaggine della dialettica fra moderati e radicali, che è ridicola davanti a una destra-destra che affossa il Paese. Si tratta di posizionamenti interni che spariscono quando si affrontano questioni come lavoro, sanità, diritti, armi”. Dire che il nuovo Partito Democratico su questi temi sia apparso spesso diviso, esitante “è il tipico argomento della destra che cerca di inchiodare il Pd alla sua caricatura: un partito che dice Europa comunque, accoglienza comunque, ambiente comunque. Ecco perché noi questi sacrosanti temi dobbiamo farli leggere con la cartina di tornasole dell’emergenza sociale e dell’azione di governo. Se si gareggia a propagande contrapposte vincono loro”. A Bersani piace che Elly Schlein “non si lasci provocare da punzecchiature, prese di distanza, polemiche. Mantiene un profilo unitario. Bene, deve tirare dritto”.