La frontiera è esattamente quella linea d’orizzonte che divide il di qua dal di là, l’interno dall’esterno, il noto dall’ignoto. Da bambino, come allora tanti, ero attratto dai film western americani in cui sovente veniva rappresentata una linea di confine e una terra da difendere o conquistare. I buoni erano di solito coloro che difendevano il territorio, mentre i cattivi erano di solito coloro che ambivano a conquistarlo. Una narrazione del tutto simile a quella che comunemente, qui da noi, riguarda l’attuale guerra russo-ucraina.
Nei suoi Holzwege (Sentieri interrotti), Martin Heidegger conclude dicendo che l’umanità ha ormai intrapreso la conquista dell’intero spazio planetario e quindi del cielo, una volta esclusiva sedes deorum, sede esclusiva degli dei. Quest’uomo, come i giganti della mitologia, sembra che abbia deciso di combattere gli dei e quindi impadronirsi dello scettro del potere sulla natura. Ma, aggiunge sempre Heidegger, quest’uomo ha dimenticato, semplicemente, cos’è che una cosa è.
Nella battaglia avviata per il dominio incontrastato della natura, l’uomo ha cioè dimenticato che egli stesso è bensì il prodotto o frutto della natura stessa ovvero la natura <incondizionata>. E quindi, a differenza della natura incondizionata dell’essere che è, l’uomo ha dimenticato la propria natura di ente <condizionato> che è. Così che l’uomo sembra non voglia più riconoscere il <limite> della propria condizione, al punto addirittura di pensare di sostituire se stesso, attraverso la via della robotica e dell’editing genetico.
Nella quotidianità, si fa tanto parlare di intelligenza artificiale ed è di questi ultimi giorni la notizia che in Francia il dibattito in questione è stato assunto nel discorso, contraddittorio, della politica: da un lato, per così dire, gli “avanguardisti” di sinistra, guidati dal Presidente Macron, dal lato contrario, per così dire, i “precauzionisti” di destra guidati da Marine Le Pen. Il risultato è innanzitutto che la questione dell’intelligenza artificiale è stata definitivamente sdoganata e tale da essere dibattuta liberamente all’interno dei confini nazionali francesi, non più relegata dunque nello spazio esterno al discorso politico e i cui confini erano finora rappresentati dallo spazio del discorso scientifico della tecnica.
Ma allora è altresì bene che si tenga conto di tutte le implicazioni del caso. Si dice anche che l’intelligenza artificiale rischi di avere un potere enorme sugli sviluppi già immediatamente futuri dell’umanità. In proposito, valga su tutti il monito più recente di Elon Musk, tra i precursori della via artificiale, ora invece “precauzionista”. E in cosa consisterebbe esattamente il potere di questo impatto? E’ possibile che l’intelligenza artificiale possa servire anche ad assolvere una funzione topica simile a quella che, nella storia europea della classicità, ha avuto il mito del più famoso o famigerato “cavallo di Troia”?
Studi più recenti diffusi anche su internet dimostrano tra l’altro come l’intelligenza artificiale e in particolare i sistemi di big data siano serviti ad aprire e possano ora tendere a sviluppare e consolidare la via dell’editing genetico; e cioè la possibilità di modificare la struttura genomica di piante e animali, e, tra questi, in definitiva, l’uomo stesso. Anche nell’ambito dell’Unione europea, la più recente consultazione in materia (luglio 2022) ha mostrato un maggiore gradimento e approccio positivo e quindi una maggiore disponibilità della popolazione all’utilizzo delle tecniche-OGM. Nell’ambito dell’Ue, è bene ricordare che la direttiva europea in materia risale al 1981.
In particolare, uno studio della PHG Foundation, presso l’Università di Cambridge, ha dichiarato che “in futuro, l’applicazione clinica della genomica proseguirà il suo percorso parallelamente all’emergere non solo di nuove conoscenze in ambito scientifico, bensì anche al progresso delle tecniche che fanno capo all’ambito di studi dell’intelligenza artificiale”. Nel caso, occorrerebbe dunque assumere un punto di vista tutt’altro che specialistico, al contrario di quanto invece accaduto negli ultimi decenni. Nel presente, necessita sviluppare piuttosto una prospettiva e un approccio d’insieme che tengano conto di tutte le esperienze maturate nei diversi settori della scienza e della tecnica, così da individuare la via più idonea da percorrere.
Oggi, tutti parliamo di questione ambientale e cambiamento climatico. Ma i governi più influenti non hanno finora assunto quelle azioni che, a loro stesso dire, sarebbe non tanto opportuno quanto ancor più necessario intraprendere. Non c’è alcun dubbio che, ad esempio, questioni come la sovrappopolazione mondiale (?) o i livelli del surriscaldamento globale (?) abbiano un impatto decisivo sulla regolazione delle <risorse naturali> del pianeta (e oltre) e/o la gestione delle <risorse artificiali> nell’ambito del pianeta medesimo (e oltre). E se le soluzioni naturali dovessero dimostrarsi incapaci o insufficienti, sarebbe allora evidente che non potremmo che fare ricorso a soluzioni artificiali.
Ma, in ordine a tali e altre affini questioni, sarebbe necessario che il dibattito si svolgesse secondo <verità>. E, come corollario, non desse luogo a fraintendimenti o stravolgimenti di sorta. Un esempio su tutti riguarda il discorso ambientalista di Bergoglio. Il quale nella Laudate Deum stigmatizza nuovamente il “paradigma tecnocratico”, così come aveva fatto nella Laudato sì, adducendo che in questi ultimi otto anni il paradigma tecnocratico ha conosciuto “un nuovo avanzamento”, grazie all’intelligenza artificiale: “Mai l’umanità ha avuto tanto potere su se stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene, soprattutto se si considera il modo in cui se ne sta servendo. In quali mani sta e in quali può giungere tanto potere? È terribilmente rischioso che esso risieda in una piccola parte dell’umanità”.
E dunque un messaggio che racchiude tutt’altro contenuto rispetto a quello che continua ad apparire sulla maggior parte dei quotidiani nazionali, che tendono ad ascrivere il Pontefice di Roma nella lista politica dei green dealers globali. E invece, l’opinione che il Pontefice rappresenta è che: “dobbiamo tutti ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti. Il nostro potere è aumentato freneticamente in pochi decenni. Abbiamo compiuto progressi tecnologici impressionanti e sorprendenti, e non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza”.
Oltrepassata pertanto la frontiera dell’intelligenza artificiale, non resta quindi che quella dell’editing genomico. E, in fine, quella dell’editing genomico che coinvolga l’intera specie umana. L’ultima frontiera dell’uomo.