“Questa riforma costituzionale cambia radicalmente il nostro sistema di governo fondato sul Parlamento. Tecnicamente è un vero sconvolgimento che ha l’effetto di indebolire le Camere e di prosciugare il Capo dello Stato nella sua figura di garanzia”. Così, in una a Repubblica, parla il presidente emerito della Corte Costituzionale Giuliano Amato. Il Quirinale è il più minacciato dalla riforma gli chiedono: “Se due cariche si siedono una davanti all’altra, l’una con mandato popolare l’altro senza – aggiunge – sarà la prima a essere preminente sulla seconda”. Amato in ogni caso è “ottimista”: “Penso che persone politicamente addestrate come Meloni scelgano alla fine soluzioni che le espongano a minori rischi. E quando capiscono che la ragione identitaria potrebbe condurli a un referendum preferiscono imboccare una strada più ragionevole. Ma è possibile che in Parlamento non si riesca a convenire su un premierato alla tedesca? In questo modo si potrebbe rafforzare la posizione del presidente del Consiglio senza modificare l’architettura di fondo del nostro sistema parlamentare”. “Il testo come è stato approvato non avrà la maggioranza parlamentare dei due terzi – riflette Amato – quindi non potrà evitare il referendum confermativo. La vittoria del No diventerebbe una sconfitta politica che pare davvero imprudente subire. Diversamente, un disegno di legge approvato all’unanimità o quasi non esporrebbe a quel rischio che ha colpito in passato Berlusconi e Renzi”. Parlando dell’Autonomia, “se passasse anche quella riforma, avremmo un’Italia squilibrata da più punti di vista. Allo squilibrio istituzionale si aggiungerebbe un più accentuato squilibrio regionale, tra regioni iperfinanziate e regioni sottofinanziate”.