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17 Novembre 2024

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Lo Stato nella società patriarcale

Lo Stato nella società patriarcale

di Luigi Mazzella

L’idea dell’obbedienza al paterfamilias, come “capo” della nuova struttura nata dopo la fine del matriarcato, ha avuto nella società patriarcale un’estensione progressiva e ha consentito la nascita del potere pubblico, id est, dello Stato fondato sulla forza del numero, espressa dal volere congiunto della moltitudine dei paterfamilias.
Secondo il pensiero anarchico, dalla soggezione alla potestà del patriarca e dello Stato sono venute fuori la situazione attuale di caos del pianeta e l’equivalenza oppressiva di ogni forma di Stato: tutti gli ordinamenti pubblici, secondo tale opinione, sarebbero volti alla privazione dei consociati della propria libertà.
Certo: ciò è bene evidente nello Stato confessionale, ma risulta altrettanto indubbio per gli Ordinamenti giuridici che vietano, ispirandosi all’idea dello Stato-ateo, il pensiero religioso (Cina, Korea del Nord, India, Pakistan, Nigeria).
C’è chi sostiene di poter fare salvo lo Stato (che si definisce “laico”), perché rispetta punti di vista religiosi e politici differenti e/o opposti (id est: senza fare scelte).
Mi chiedo se ciò risponda del tutto al vero e osservo che, nel campo della libertà e della democrazia, vi sono state molte fame usurpate (che andrebbero quanto meno ridimensionate, per la loro innegabile ipocrisia).
Il Paese che ha sempre vantato di essere in prima linea tra i Paesi liberi è la Gran Bretagna, eppure basta ricordare che il puritanesimo inglese, nelle mani di una magistratura codina e di un sistema massmediatico corrotto, costituisce lo strumento che più spregiudicatamente è utilizzato, in quel contesto, per fini di scorretta e faziosa lotta politica.
Sul “me-too”, esportato dali Inglesi, come tante altre patacche ideologiche, negli States, Brad Pitt ha speso addirittura il suo nome come produttore esecutivo per immettere nella circolazione delle immagini animate sonore un film propagandistico, intitolato “Anche io” (per giunta, noioso e di modesta fattura).
D’altronde, non è un fuor d’opera riportare alla memoria il destino di Oscar Wilde per rendersi conto di quanto assurda sia sempre stata in quelle lande la pretesa di garantire la libertà dell’individuo.
Non è per caso che in Gran Bretagna un ordinamento giuridico e consuetudinario si coniughi, come con una sua componente essenziale, con una religione di Stato (di cui è a capo la Sovrana laica).
Dire che una tale unione costituisca una garanzia per un pensiero libero e non condizionato da dogmi assoluti equivale a ciò che i religiosi chiamano “bestemmia”.
Oggi, però, da segnali inequivocabili si ricava che l’intera impalcatura construita dagli esseri umani con il patriarcato, con la famiglia e con lo Stato comincia a dare segni vistosi di cedimento: e che le utopie religiose e politiche, fortemente radicatesi, negli ultimi venti secoli, nella coscienza degli Occidentali (in prima linea, ma non solo di essi), spingono unicamente verso il conflitto permanente e insanabile tra credenti, tra fanatici di opposte ideologie, persino tra rappresentanti di sesso diverso e portatori di tendenze sessuali definite ai credenti “anomale”.
La confusione regna sovrana tra gli abitanti della parte ovest del Pianeta. Lo scricchiolio è avvertito anche dai più convinti e incalliti donatori del proprio cervello all’ammasso (nel caso italiano) dei “fedeli”, dei “compagni” e dei “camerati”. Come, però, per un naufrago che non sappia nuotare è difficile mollare la presa del pezzo di legno cui è riuscito ad aggrapparsi dopo l’affondamento della nave, così per chi ha dismesso l’abitudine di pensare con la propria testa non è agevole fare leva sulle proprie forze, duramente compromesse da anni di carrierismo professionale, di ipocrisie familiari e sociali, di tornaconti personali (meschini, ma non facilmente rinunciabili).
C’è la corsa a dismettere la divisa, senza avere abiti di ricambio. E’ frequente imbattersi in fascisti e in comunisti che non si dichiarano più tali, qualificandosi “liberali” o in cattolici che prendono le distanze su molti punti dal “credo” professato, salvo poi a ritrovare i primi nelle piazze a braccio teso o a pugno serrato e i secondi in lunghe code in chiesa al momento dell’eucarestia.

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