“La Francia, ancora una volta, ha aperto la strada”. Lo dice a Repubblica, Emma Bonino, parlando della scelta sull’aborto fatta oltre le Alpi.
“Già nel 1975 il governo di destra di Giscard d’Estaing con Simone Veil aveva approvato la legge sull’interruzione di gravidanza diversamente da noi (ne sono sicura) sono andati avanti con l’aborto farmacologico per rendere – ricorda – questo difficile momento il meno violento e il meno intrusivo possibile e quindi oggi non mi stupisce affatto che sia diventato un diritto costituzionalmente garantito”.
“Nel nostro Paese – spiega poi -non mi parrebbe una priorità assoluta anche se stiamo vivendo un’epoca in cui il rischio che i diritti conquistati con le nostre storiche battaglie possano essere aggrediti. Per la verità – prosegue – il rischio c’è stato anche in tutti questi anni senza che ce ne sia stata grande coscienza. I diritti sono una cosa fragile, vanno curati, coccolati, difesi giorno per giorno. Altrimenti ti svegli una mattina e non te li ritrovi più, come in Polonia o in Ungheria”.