Valeria Torri
In Campania, il centrosinistra che già governa Palazzo Santa Lucia, è arrivato – dato delle Europee – al 49,8%. E’la somma che si ottiene mettendo insieme Pd, M5S e Avs. Il centrodestra è al 35,5%. Fuori dai Poli c’è il 10% di Azione e Stati Uniti d’Europa da conquistare anche se i rappresentanti di queste forze sono oggi maggioranza in Regione.
Alle regionali ci sono, poi, le liste di De Luca da una parte e la debolezza, strutturale e storica, della Lega in Campania ed a Napoli in particolare.
In questo contesto, indubbiamente complicato, il centrodestra si candida alla guida della Regione.
Da una parte, ed è il dibattito che emerge in queste ore, c’è la strategia di Fulvio Martusciello e Forza Italia, dall’altra quella di Fdi con Iannone e Cirielli.
E ‘indubbiamente più pragmatica la prima impostazione.
Martusciello invita gli alleati a partire per tempo, ha aperto a diverse sensibilità politiche, ha lanciato un Opa sul mondo centrista per allargare i confini del centrodestra. Ha chiara l’idea che l’avversario è Manfredi con il campo largo.
Fdi, invece, ha scelto la via dell’attesa. Per i vertici del partito, che continuano a legittimare il primo cittadino di Napoli, non è il tempo di scegliere, non è soprattutto percorribile la strada del centro. L’idea di un centrodestra dei ‘duri e puri’ rischia, lo raccontano i numeri, di essere perdente.
E’stata la linea vincente della Meloni per Palazzo Chigi ma rischia di essere un limite in Campania.
Servirebbero operazioni politiche che i colonelli di Fdi non intendono, al momento, percorrere.
Sono singolari alcune vicende. Cirielli che smonta il centro, i vertici nazionali che fanno fuori il riformista Grimaldi dalle liste alle Europee e Iannone che attacca il mondo del Pride, raccontano l’idea di un centrodestra che non vuole aprirsi.
Per essere competitivi servirà un incontro fra le due impostazioni….