Fa discutere la posizione di Nordio. L’assoluzione di Matteo Salvini nel processo Open Arms “è un segnale plurimo” ha il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervistato dal Messaggero e si discute del tema.
“Il primo, che abbiamo – è stato il suo ragionamento- la stragrande maggioranza di magistrati preparati e coraggiosi, che applicano la legge prescindendo dalle loro idee politiche. Il secondo, che questo processo, fondato sul nulla, non si sarebbe nemmeno dovuto iniziare: e comunque avrebbe dovuto coinvolgere anche Conte, allora presidente del Consiglio, come concorrente in base all’articolo 40 secondo comma del codice penale. Il terzo che in due casi identici, quello della Diciotti e della Gregoretti, erano state infatti adottate soluzioni opposte, sia a livello politico, negando l’autorizzazione a procedere, sia a livello giudiziario, con l’archiviazione. Il quarto, che bisognerà pur pensare a risarcire le persone che finiscono nella graticola giudiziaria per anni, perdendo la salute, i risparmi, e magari il posto di lavoro, perché qualche pm non ha riflettuto sulle conseguenze della sua iniziativa avventata e, in questo caso, incomprensibilmente limitata a un ministro solo”.
Una partita che è lontana nei tempi. È la fine della via giudiziaria iniziata trent’anni fa con Tangentopoli? “Diciamo che non è l’inizio della fine, ma la fine dell’inizio. Come la magistratura dev’essere indipendente dalla politica, così quest’ultima deve esserlo dalla magistratura”. “Se, paradossalmente, Salvini fosse stato condannato, nulla sarebbe cambiato, perché – ha spiegato guardasigilli – chi è eletto dal popolo dipende dalla volontà di quest’ultimo, e può essere rimosso solo dopo una sentenza definitiva. Più in generale, auspico, nello stesso interesse della magistratura, che ogni sua inchiesta venga considerata assolutamente ininfluente nell’ambito politico”.