Il senso del dovere
di Pietro Scaldaferri
La disperazione più grande che possa colpire una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile.
Non vuole essere una indicazione di una strada perfetta da perseguire, ma avere assistito in questi giorni a due indecorosi spettacoli all’interno di sedi istituzionali ha generato un senso di avvilimento profondo.
La prolusione dialettale del vicesindaco di Sapri, con tutto il rispetto per il dialetto, non ha eguali per la sprezzante considerazione dei colleghi e per l’istituzione da lui rappresentata, condita infine da una sublime minaccia a regolare le prossime questioni “a pedate nelle terga”, ovviamente in tutt’altro modo esprimendosi.
In un altro luogo, ben più importante e carico di significato per chi segue la politica, il nostro parlamento, la ministra del turismo, beccata, non bastasse la lunga lista di accuse per le quali è sotto inchiesta, a comprare borse taroccate, si è difesa dalle accuse di cui sopra con un rimando a valori nel rispetto dei quali sarebbe cresciuta, anch’essi falsi come il suo guardaroba.
Come tutto questo sia potuto accadere e cioè finire ad essere governati da una classe dirigente così supponente e spregiudicata è un quesito al quale sarà difficile fornire una risposta esauriente ma la cosa certa è che la china verso cui precipitiamo è sempre più ripida e ci porterà ad un processo sempre più veloce di impoverimento culturale e di disprezzo delle istituzioni.
Dimenticavo, in extremis si è aggiunta la chicca del ministro Lollobrigida (di cui non si sentiva la mancanza…) in cui enumerava i danni che potrebbero derivare da un eccessivo consumo d’acqua…. Salute!