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6 Marzo 2025

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Motherhood penalty e pregiudizi ostacolano la carriera delle donne nel giornalismo. Lo studio dell’Odg Campania

Lo studio, primo in Italia nel suo genere, è stato condotto su un campione di 621 tra iscritte e iscritti all’Ordine dei Giornalisti della Campania ed evidenzia le difficoltà di conciliare lavoro e famiglia. 

Pregiudizi e discriminazioni “inquinano” il rapporto tra genitorialità e giornalismo, incidendo sulla carriera. E non solo delle donne. A rilevarlo è la prima indagine studio sulla categoria professionale, voluta dall’Ordine dei Giornalisti della Campania, con la Commissione Pari Opportunità, e realizzata con il supporto delle docenti del Dipartimento di Studi Aziendali e Quantitativi dell’Università Parthenope di Napoli e del sociologo Antonio Sposito, presidente nazionale ASI (Associazione Sociologi Italiani).

Le risposte raccolte con il questionario  in forma anonima sulla Motherhood Penalty hanno evidenziato quante e quali sono le difficoltà che le giornaliste affrontano nel corso della loro carriera, particolarmente quando si vuole conciliare maternità e lavoro. La sezione riservata anche ai giornalisti ha permesso di avere un quadro completo su come la scelta di essere genitori possa o meno incidere sulle carriere, al di là del genere: il 20% degli uomini che sono stati penalizzati ha infatti riportato difficoltà simili a quelle delle donne nel conciliare lavoro e famiglia. Emerge, comunque, che il 72% delle penalizzazioni sul lavoro riguarda le donne, indipendentemente dall’età, dal luogo di lavoro o dal tipo di contratto. Per le madri, questa percentuale aumenta di tre punti.

La ricerca, condotta su un campione rappresentativo di 621 rispondenti, evidenzia che il giornalismo è ancora a prevalenza maschile: le donne iscritte all’Ordine della Campania sono il 39%. Tuttavia, tra i partecipanti all’indagine, la maggioranza è composta da donne (60%).

GENITORIALITÀ E STABILITÀ LAVORATIVA. Dai dati raccolti emerge un’associazione significativa e positiva tra donne assunte con contratti a tempo indeterminato e genitorialità, lo stesso non emerge per gli uomini. Invece, le freelance – spesso senza figli – sono le più esposte a precarietà e stipendi inferiori. Dall’analisi di quattro modelli logit, distinti per genere e genitorialità, emerge che la precarietà è percepita come una forma di penalizzazione: la principale fonte di discriminazione è la domanda sui figli durante il colloquio di lavoro, che quadruplica le possibilità di subire una penalizzazione, con un impatto quasi doppio per le donne senza figli, con redditi più bassi.

“Al momento di sottoscrivere un contratto a tempo indeterminato mi è stato richiesto di giurare che non avrei mai avuto figli – è una delle testimonianze raccolte con il questionario – Ed io mi sono rifiutata. Quindi sono scaturiti problemi con la dirigenza. Ho vissuto male tutto questo, poiché ero giovane ed entusiasta di lavorare per un’azienda editoriale”.

Altro aspetto critico evidenziato dallo studio è la percezione di precarietà esistenziale e ansia legata al maternal bias: il pregiudizio che molte donne siano meno competenti e interessate alla loro carriera.Il timore di essere penalizzate per scelte di maternità influenza le decisioni professionali delle donne, con ripercussioni sulla stabilità e la crescita lavorativa. 

Lo studio invita a riflettere sulla discriminazione percepita o effettiva, che emerge durante i colloqui di lavoro, con conseguenti impatti negativi sulle opportunità di carriera delle giornaliste. Nel settore dell’ufficio stampa, le penalizzazioni sono più frequenti rispetto ad altri ambiti come TV, radio, web e carta stampata. La penalizzazione, che colpisce un intervistato su tre, si manifesta in forme diverse: contratti precari, demansionamenti, riduzione dello stipendio o perdita del posto di lavoro. In questo quadro le freelance risultano particolarmente esposte a discriminazioni nel periodo pre e post maternità. Il 65% delle testimonianze ha riportato un senso di frustrazione e ingiustizia. Il 13% ha dovuto perfino rinunciare alla professione giornalistica per dedicarsi alla famiglia, altre (22%) hanno dovuto adattarsi, reinventandosi professionalmente per continuare a lavorare nel settore.

DEMANSIONAMENTO. Il demansionamento in seguito alla genitorialità si è tradotto nella riduzione o nella perdita di lavoro, in trattamenti discriminatori e minori opportunità di carriera, nell’esclusione da incarichi, nella riduzione dello stipendio o nella perdita del posto al rientro. In alcuni casi è stato giustificato come un “favore” per alleggerire il carico di lavoro, ma si è tradotto in esclusione e penalizzazione.

“L’episodio più eclatante in questo progressivo isolamento si è verificato dopo la seconda maternità (a rischio per minaccia di aborto), quando mi fu fatta una valutazione negativa con la conseguente decurtazione della produttività”.

“Quando sono rientrata dalla maternità il mio posto in cronaca giudiziaria era occupato da un altro collega su disposizione del capocronista”.

“Hanno indetto un concorso e assunto un altro addetto stampa, senza comunicarmelo, e che di fatto ha preso in carica tutte le mie mansioni. Il contratto però non è di sostituzione maternità, ma a tempo determinato. Ci sono stati giorni in cui mi hanno trattata come se fossi invisibile”. Queste sono alcune delle testimonianze che restituiscono il quadro sul demansionamento nei vari settori dell’informazione. 

STORIE DI RESILIENZA. Nonostante il quadro complesso, il 29% delle testimonianze racconta storie di resilienza e reinvenzione professionale, dimostrando come le difficoltà possano trasformarsi in nuove opportunità. La sintesi delle testimonianze e le corrispondenti percentuali sono state elaborate con strumenti di Intelligenza Artificiale, nello specifico tecniche di text mining (software R con il pacchetto text rank).

Tuttavia, lo studio conferma che la maternità continua a rappresentare una criticità nella carriera delle donne, con effetti che variano in base al tipo di contratto e al contesto lavorativo.

Ottavio Lucarelli e Titti Improta rispettivamente presidente Ordine dei giornalisti della Campania e presidente Commissione Pari Opportunità Odg Campania dichiarano: “Questo studio rappresenta un osservatorio importante e ad ampio spettro su tutta la professione. Siamo partiti da un’indagine sulla penalità di maternità, e grazie alle risposte anche dei colleghi siamo arrivati a comprendere l’incidenza della genitorialità e di come oggi sia difficile conciliare il giornalismo con la scelta di essere madri e padri”.

Giorgia Rivieccio docente presso l’Università Parthenope di Napoli  e Antonio Sposito presidente nazionale dell’Associazione Sociologi Italiani dichiarano:“Il racconto complessivo evidenzia una cultura lavorativa poco inclusiva e scarsamente attenta alla tutela della genitorialità, soprattutto per le donne. Questi risultati confermano come la maternità possa rappresentare un punto di svolta critico nella carriera delle giornaliste, con effetti che variano in base al tipo di contratto e all’ambito lavorativo di appartenenza”.

In conclusione la ricerca sottolinea la necessità di adottare politiche e misure concrete per favorire l’inclusione e la parità di genere nel giornalismo, affinché la genitorialità non sia più un ostacolo alla crescita professionale degli uomini e delle donne.

La Commissione Pari Opportunità dell’Ordine dei Giornalisti della Campania è composta da: Titti Improta (Presidente), Concita De Luca (Vice Presidente), Fiorella Anzano (in carica fino al 17 dicembre 2024 ed oggi componente del Consiglio di Disciplina regionale), Gabriella Bellini, Veronica Bencivenga, Maria Falco, Titti Festa, Emanuele La Veglia, Nicole Lanzano, Nunzia Marciano, Marilù Musto, Monica Nardone, Maria Polimeno, Annamaria Riccio, Francesca Salemme, Monica Scozzafava, Aurora Torre, Filomena Varvo e Maria Rosaria Vitiello.

Hanno lavorato all’indagine le docenti del dipartimento DISAQ dell’Università Parthenope Giorgia Rivieccio, Rosalia Castellano, Chiara Cannavale, Ilaria Tutore, Antonella Rocca, Emma Bruno e le Dott.sse Anna Bastone e Annapia di Iorio. Lo studio sarà presentato anche agli studenti durante la Parthenope Women’s Week promossa dal CUG di Ateneo.

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