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23 Novembre 2024

Chi siamo

l privilegio di essere donne nate “dalla parte giusta”

di Anna Adamo

Non è facile comprendere cosa significhi essere donna a Kabul.

Si può immaginare, ma comprendere no, quella è un’altra storia. 

Una storia che, chi è nato dalla parte giusta, in cui la fortuna fa da padrone, probabilmente non sarebbe neanche disposto a vivere. 

Si, nascere “dalla parte giusta” è un’ immensa fortuna della quale non ci rendiamo conto, anzi, neanche riteniamo sia una fortuna. La vediamo più come un’ abitudine che ci è capitata per caso e della quale non siamo minimamente responsabili. Invece, responsabili lo siamo più di quanto immaginiamo, perciò, dovremmo tenercela stretta.

Ma, non ne siamo capaci, purtroppo.

Non lo siamo, quando riteniamo che la vita ci tolga più di quanto ci dia o quando non ci accontentiamo di quello che abbiamo. Eppure, evitare di cadere nell’ ingratitudine verso la vita, sarebbe più facile del previsto, se solo, almeno per una volta, ci fermassimo a guardare chi sta peggio. Chi fortunato lo è solo per il semplice fatto di non averci rimesso la pelle, in certe situazioni.

E quando si fa riferimento a casi come questo, il pensiero non può che essere rivolto verso tutte le donne che non si possono di certo considerare donne qualunque, perché sono donne di Kabul. 

E, si sa, essere donne di Kabul non è una cosa per tutte. 

Noi donne nate “dalla parte giusta”, non riusciremmo neanche per un attimo a vivere come loro. Ammetterlo è doveroso.

In effetti, non poter scegliere la persona con la quale trascorrere il resto della vita è qualcosa che mette i brividi. Risulta difficile anche solo immaginarlo. 

Ma, ancor più difficile, è vivere o, nel caso nostro, immaginare di vivere in un contesto in cui alle donne non è data la possibilità di studiare per realizzarsi professionalmente e avere un’ indipendenza economica, o andare altrove per cercare un futuro migliore.

Ebbene si, questa è solo una parte di ciò che significa essere donna a Kabul in questo periodo.

Una parte che dovrebbe farci rendere conto di quanto noi, a differenza loro, siamo fortunate, perché abbiamo la possibilità di realizzarci professionalmente e decidere del nostro futuro senza che qualcuno decida per noi, ma, al tempo stesso, siamo anche tanto ingrate, perché questo privilegio spesso lo sottovalutiamo e non diamo alla cultura l’ importanza che merita, perdendoci tra milioni di cose futili, le quali non meriterebbero neanche un minuto del nostro tempo.

Essere consapevoli di tutto questo, probabilmente non servirà ad aiutare quelle donne donando loro una sorte migliore. Ma, servirà a noi, “donne nate dalla parte giusta”, per comprendere quanto necessario sia non arrenderci e continuare a combattere per i nostri diritti, per realizzare i nostri sogni. 

Lo dobbiamo a noi stesse, ma soprattutto alle donne di Kabul che i loro sogni vorrebbero realizzarli e non possono farlo a causa di un regime che preferisce vederle morte piuttosto che realizzate.

Lo dobbiamo loro con la speranza che prima o poi possano essere donne e professioniste libere di decidere della propria vita.

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