di Donato D’Aiuto
Laboratorio.
Anche questo termine è entrato a pieno titolo nella classifica delle parole più abusate e più sminuite nel significato più autentico.
Il “laboratorio” è quel luogo in cui si realizzano ricerche ed esperimenti tecnici o scientifici. L’etimologia del termine ci riporta al verbo latino “laborare”, ovvero, appunto, lavorare.
Nel commentare gli ultimi risultati delle elezioni amministrative di Napoli, alcuni dirigenti di vari partiti hanno parlato della vittoria del neo Sindaco Gaetano Manfredi come “laboratorio politico di PD e Movimento 5 Stelle”.
In realtà del laboratorio, inteso del senso più profondo del termine, c’è ben poco. Invece, c’è molta più voglia di verificare i risultati e la tenuta di un esperimento fatto semplicemente sul consenso.
Un laboratorio meramente elettorale, basato soltanto sulla preoccupazione di vedersi sfuggire di mano il potere tanto agognato, per fare ritorno nell’angolino dal quale si destreggiavano a mandare tutti a quel paese.
Nessuna progettualità, nessun programma comune, nessun percorso condiviso tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Nulla di tutto questo.
Eppure, Gaetano Manfredi ha raggiunto il 62% dei voti ed è diventato Sindaco di Napoli.
A ben leggere i dati delle urne, però, si nota che Gaetano Manfredi pur senza l’appoggio di PD e M5S avrebbe preso esattamente il doppio dei voti del suo maggiore sfidante Catello Maresca.
A far poggiare l’attenzione su questo dato ci ha pensato il Presidente della Giunta Regionale Vincenzo De Luca, il quale ha sottolineato che la vittoria di Gaetano Manfredi è frutto soprattutto del voto di un “fronte moderato, civico”.
Ed è esattamente lì che bisogna costruire una proposta politica che abbracci il cuore del Paese.
È all’interno di questo fronte che si può trovare terreno fertile e le competenze per creare un laboratorio che possa essere, allo stesso tempo, punto di riferimento e una vera e propria “officina di idee”.