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15 Novembre 2024

Chi siamo

La storia. Il Covid non ferma la Forza delle Donne

Si chiamano Alessia, Carlotta, Vanessa, Audrey, Sharina, Anna, Sofia. Hanno meno di 30 anni, sono tutte italiane, alcune tra loro figlie di immigrati di prima o seconda generazione e hanno aperto un’impresa, tra il 2020 e il 2021, sfidando la pandemia. Ragazze forti e volenterose che hanno trovato e creato il loro primo impiego grazie ai progetti di formazione e avvio di un’attività imprenditoriale Yes i start up, attuato dall’Ente nazionale per il microcredito (Enm) e Selfiemployment, incentivo gestito da Invitalia, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo, con il coordinamento di Anpal, che li cofinanzia grazie alle risorse dei due Programmi operativi di Fondo sociale europeo, Pon Iog e Pon Spao dell’Unione europea. Iniziative rivolte ai giovani Neet (Not in education, employment or training) sotto i 29 anni e dal 2021 anche agli over 30, donne inattive e disoccupati di lunga durata. Attraverso tali progetti di accompagnamento e finanziamento gestiti rispettivamente dall’Ente Nazionale Microcredito e da Invitalia, negli ultimi quattro anni e mezzo sono state formate e avviate al lavoro circa 3000 persone. Si è favorita la nascita di quasi 1500 aziende, di cui circa 400 durante il periodo del Covid (dati calcolati tra il 1° marzo 2020 e il 15 settembre 2021), metà delle quali guidate da donne, per il 74% sotto i trent’anni d’età: gran parte di loro, prima di questa esperienza, erano considerate neet. Secondo l’ultimo Rapporto annuale dell’Istat, nel 2020 i neet in Italia erano 2,1 milioni, su un aggregato complessivo di 9,8 milioni nei 27 stati membri dell’Ue. Si tratta di oltre il 23% dei giovani tra i 15 e i 29 anni e in Italia, paese con il record continentale per presenza di neet, a segnare una presenza maggiore sono i ragazzi tra i 25 e i 29 anni (sono neet oltre il 30%). Ma a volte mancano le occasioni e le possibilità, non la spinta a crescere e darsi da fare come testimoniano le storie imprenditoriali finanziate dal programma Selfiemployment. Tanto che oltre la metà delle 400 imprese finanziate sono guidate proprio da ragazzi tra i 25 e i 29 anni. 
 “Mi è sempre piaciuto – racconta Carlotta Cagnin, 23 anni, oggi titolare dello spazio Bioebimbo di Treviso – stare a contatto con i bambini e ho studiato per poter diventare maestra d’asilo. Mi sono accorta però di volere qualcosa di diverso dal solito: un negozio che facesse la differenza, che garantisse, oltre all’altissima qualità dei prodotti, anche un vero supporto alla mamma e al bimbo nei vari stadi della loro vita. I docenti di Yesistartup mi hanno aiutata, passo dopo passo, per trasformare un’idea iniziale, nata un po’ ‘tra le nuvole’, in un piano d’impresa concreto. Il corso è stato fondamentale per capire tutto ciò che andava fatto, dall’apertura della partita iva all’iscrizione alla Camera di commercio”. “Sono originaria del Camerun ed è lì che ho avuto modo di osservare e imparare a confezionare abiti tipici del mio paese con tessuti locali, principalmente il wax (tessuti in cotone colorati prodotti con una tecnica di tintura a riserva a cera, di utilizzo molto comune nell’abbigliamento africano)”, dice Audrey, alla guida della sartoria Petite Couturière di Schio (Vicenza), dove confeziona capi d’abbigliamento su misura ed effettua riparazioni tessili. “Avviare un’attività -fa notare – a ridosso dell’emergenza Covid è stata un bel colpo per me, ma ho superato questo momento difficile e ora mi sto facendo conoscere sempre di più tramite il passaparola e la pubblicità sui social, che è sempre fondamentale”. Anche per Sofia aprire un’attività, a Milano, durante la pandemia non è stato semplice, eppure ce l’ha fatta, grazie al supporto di Yes i start up e Selfiemployement. “E’ stata una sfida: il settore è fermo da un anno. Nonostante questo, il momento di stop è stato fondamentale perché mi ha dato la possibilità di elaborare il progetto nei minimi dettagli e di cogliere l’opportunità di diventare imprenditrice e costruire la mia azienda. My digital travel agency, che è completamente online, è figlia della pandemia, di un mondo che si è digitalizzato ancora di più. Mi piace l’idea che oggi posso essere a Milano, domani in America e dopodomani non lo so: chiudo il mio computer, lo metto nel mio zaino e porto la mia attività ovunque”.

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