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15 Novembre 2024

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Ciak “Azione”, Calenda e il tarlo del solista

Di Massimo Felice De Falco

Succede che alcune volte chi ha capacità amministrative riconosciute non abbia capacità politiche, intesa come organizzazione del consenso. Prendete Carlo Calenda col suo piglio manageriale. A Roma con Azione prende il 20 % e registra un ottimo risultato. Non era molto difficile camminare sulle macerie di Virginia Raggi. A Napoli la sua lista in appoggio a Bassolino prende lo 0,45.

Un controsenso culturale più che politico per chi proclama di voler fare del suo movimento, Azione, un contenitore riformista di caratura nazionale

Calenda, fine ragionatore, a lungo accreditato come leader di una potenziale area liberal-riformista, non ha le doti di chi sa mettere radici nell’opinione pubblica. Sicuramente potrebbe essere uno dei protagonisti di un nuovo contenitore che si rivolga agli orfani di riferimenti moderati. Il “terzo includente” per dirla con Norberto Bobbio.

Calenda non riesce a parlare a tutti. Non è che in giro ce ne siano tanti. Calenda è un irriducibile solista. Di origine borghese, frutto di una velleità di Luca Cordero di Montezemolo, un breve e burrascoso trascorso nel Pd, il suo verbo non s’infiltra nella pancia del Paese. Risulta spocchioso. Ha la stazza del divulgatore scientifico piuttosto che la statura di un leader.

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