Di Massimo Felice De Falco
Mancano una manciata di settimane per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, al posto di Sergio Mattarella, che, a dispetto della sua pacata bonomia, ha dimostrato un arcigno decisionismo nel gestire le crisi di governo, ed ha innescato nel Paese un clima di rasserenamento.
La girandola di nomi è già partita: il più gettonato è il capo del governo Mario Draghi a cui si allega un timbro forte di serietà e rappresentatività agli occhi del mondo, che pochi politici possono vantare. Draghi si dimetterebbe da premier per salire al Colle: ipotesi improbabile visto che è chiamato a portare il Paese fuori dal guado socio-economico almeno fino al 2023.
E poi, come si dice, chi entra in conclave da Papa ne esce cardinale. E i Papa che vogliono ascendere alla massima carica dello Stato sono tanti. Persino il “riabilitato” Berlusconi fa intendere velatamente che ci proverà. Giornali e opinionisti macinano nomi ogni giorno ma pochi tracciano il profilo esatto e consono della personalità che attraverserà il settennato più travagliato della storia della Repubblica.
C’è da aggiungere che nessuna coalizione in Parlamento è autosufficiente per esprimere il proprio candidato. I partiti sono chiamati al dialogo e al compromesso. Tranne pochi leader di partito hanno affrontato il tema. Solo Renzi e Letta tacciono per ora. Dalla segretezza del voto potrebbero spuntare impreviste sorprese.
Allora ci proviamo noi, con mesta prudenza, a delineare una figura ben identificabile politicamente e socialmente che possa esperire con dignità e autorevolezza questa carica, contestualizzandola al momento storico che sta attraversando il Paese.
Innanzitutto ci vorrebbe una personalità spiccata, navigata, precisa conoscitrice delle meccaniche istituzionali del Paese, le sue liturgie, i suoi vezzi e le sue virtù. Una figura riconosciuta da un’ampia maggioranza per la sua affettiva dedizione alla vita civile, dotata di conoscenza e rappresentatività all’estero, una figura che abbia fatto dei diritti civili e politici il suo mantra esistenziale.
Proprio i diritti civili saranno il leitmotive di questo settennato, considerato che la pandemia ha lasciato per terra strascichi profondi nella vita delle persone sul piano di diritti che sembravano acquisiti. Dal lavoro, alle cure mediche, passando per la giustizia “giusta” al diritto di scegliere di vivere con dignità, senza interferenze occulte.
Una figura che sappia battagliare perché di battaglie ne ha vinte e che godi del rispetto incondizionato del popolo. Che sia maschio o femmina non importa. I nostri minuti indizi portano al nome di Emma Bonino, l’erede di Marco Pannella,minuta ma cazzuta, una vita spesa per l’avanzamento socio-culturale del Paese, al cospetto dei pregiudizi.
Emma Bonino è una delle figure più forti del radicalismo italiano nella storia repubblicana, nonché figura di spicco per il femminismo in’Italia. Eletta negli anni 70’, ha svolto reiterate legislature e ricoperto incarichi di governo molto prestigiosi.
È stata membro del comitato esecutivo dell’International Crisis Group, ideatrice e promotrice della Corte penale internazionale, professoressa emerita all’Università Americana del Cairo, delegata per l’Italia all’ONU per la moratoria sulla pena di morte, nonché fondatrice dell’organizzazione internazionale Non c’è pace senza giustizia per l’abolizione delle mutilazioni genitali femminili.
Nel 2011 è l’unica italiana inclusa dalla rivista statunitense Newsweek nell’elenco delle “150 donne che muovono il mondo” (fonte internet)
Emma Bonino ha detto: «Gli uomini vedono le donne ma non le guardano, le sentono ma non le ascoltano». Poi ha rigettato una sua possibile investitura dicendo: “Il mio tempo era 10 anni fa, ma dipende come si svolgono le cose. Se dovessimo andare come con Pertini a 40 votazioni, vedremo”. Poi lancia una dichiarazione tranciante: “In politica c’è tempo per ogni cosa, il mio è finito”.
Esternazioni caustiche che l’allontanano dai papabili al Colle. Certo anche la sua lunga e combattuta malattia la frenano. Ma la sua forza d’animo e saggezza politica sono esemplari. Mai visto tanto ardore commistionato alla sofferenza.
Il prossimo settennato sarà la stagione dei diritti. C’è una spaccatura sociale impressionante che lacera i diritti più primordiali. Disoccupazione, povertà, bisogni sociali e materiali essenziali che nutrono la dignità delle persone.
Chi meglio di lei potrebbe rappresentare la variabile terapeutica dell’Italia? Manca poco, sarà difficile ma staremo a vedere. Sarà una suggestione? Noi ci speriamo. Non esiste mai l’ultima nota (Enzo Bosso).