Di Felice Massimo De Falco
Numeri alla mano, i dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche.
527 gli adempimenti (scadenze) che l’Italia deve espletare tra il 2021 e il 2026. L’erogazione dei fondi europei non è scontata e sarà subordinata al rispetto del rigido cronoprogramma previsto per la realizzazione delle riforme e degli investimenti contenuti nel Pnrr. Tali scadenze si ricollegano a 226 misure complessive (incluse quelle finanziate con il fondo complementare). Di cui 62 riforme e 164 investimenti. Gli adempimenti da completare entro la fine dell’anno sono 51. Durante la conferenza stampa di fine anno il presidente Draghi ha affermato che questo risultato è già stato conseguito. Tale affermazione però desta più di un dubbio. Questo anche perché le informazioni sono scarse e incomplete.
i documenti ufficiali pubblicati finora dall’esecutivo sullo stato di avanzamento del Pnrr. Uno risale allo scorso settembre ed è stato presentato al consiglio dei ministri. L’altro è stato diffuso il 24 dicembre ed è la relazione che il governo deve inviare ogni 6 mesi al parlamento. Anche in questo documento tuttavia sono presenti delle carenze. Nel testo infatti i contenuti relativi agli obiettivi e ai traguardi raggiunti sono molto generici e spesso non ci sono riferimenti diretti agli atti adottati. Questo perché nella stessa relazione si evidenzia come attualmente il sistema di monitoraggio non sia ancora entrato pienamente a regime.
11 su 51 le scadenze da raggiungere entro il 2021 il cui completamento è dubbio. Nonostante le dichiarazioni, ad oggi sono molte le scadenze il cui completamento non può ancora essere considerato formalmente acquisito o che comunque desta dei dubbi di interpretazione. Un caso eclatante riguarda proprio il completamento della struttura per il monitoraggio sullo stato di avanzamento del piano. Questa infatti era una delle milestone da conseguire entro il 2021.
le richieste di finanziamento che l’Italia può inviare alle istituzioni Ue in un anno. Le istituzioni comunitarie possono bloccare il flusso delle risorse del Next generation Eu attraverso il cosiddetto “freno di emergenza”. Questo strumento può essere attivato qualora fossero registrati dei gravi scostamenti dal raggiungimento dei traguardi e degli obiettivi intermedi e finali. Ma anche qualora non si arrivasse a uno scenario così estremo vi è un altro elemento da tenere in considerazione. Ogni paese infatti può inviare a Bruxelles al massimo 2 richieste di finanziamento all’anno. Qualora fossero accumulati eccessivi ritardi quindi, soprattutto nel lungo periodo, vi è il rischio che l’Italia non riesca comunque ad avere accesso a una parte delle risorse assegnate.
le norme che attribuiscono al parlamento un particolare potere di controllo. Il combinato disposto del decreto legge 77/2021 e della legge di bilancio per il 2021 attribuisce al parlamento un ruolo di primo piano su questo fronte. Le commissioni competenti infatti possono richiedere ogni elemento utile a valutare lo stato di avanzamento degli interventi, il loro impatto e l’efficacia rispetto agli obiettivi perseguiti. Per questo auspichiamo che le camere ma anche gli altri soggetti civici coinvolti facciano valere le loro prerogative e chiedano conto all’esecutivo del suo operato. Solo attraverso una documentazione puntuale sarà possibile tenere traccia di tutti gli adempimenti da assolvere in modo da evitare che si accumulino ritardi incolmabili.
I dati sono forniti da Openpolis.it