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23 Novembre 2024

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Palalić “Cultura, imprese, infrastrutture, la Serbia è pronta per l’Europa”

Parla l’onorevole Jovan Palalic, segretario del partito popolare serbo e membro del Parlamento di Belgrado
Onorevole Palalić, storicamente Italia e Serbia sono accomunate da un fraterno legame di antica amicizia, dall’alleanza nella Grande Guerra così come al supporto dato, in tempi più recenti, per la pacificazione del Kosovo. Il “soft power” italiano ci ha aiutato a creare una robusta amicizia nei Balcani e con la Serbia?Ha perfettamente ragione quando parla della forte amicizia tra Serbia e Italia. Serbia e Italia sono partner strategici, e questa è una partnership che col passare del tempo è più forte e più sincera. Creda che il popolo serbo lo senta, in una situazione non affatto facile quando altri paesi lo bloccano nella sua intenzione di entrare a far parte dell’Unione europea. L’Italia sostiene con coerenza e fermezza la posizione secondo cui la Serbia, in quanto Paese più importante dei Balcani, dovrebbe far parte dell’Unione Europea. Siamo un vecchio popolo europeo e l’Europa è la nostra casa. Come lei giustamente ha notato, abbiamo stretto la nostra amicizia durante i tempi difficili della Prima guerra mondiale. Purtroppo, lo faccio spesso notare, il nostro errore è stato quello di non accettare l’Accordo di Londra del 1915, quando siamo stati in grado di risolvere insieme molte questioni nei Balcani ed evitare malintesi durante la Seconda Guerra Mondiale. Ecco perché oggi non ci sono più italiani né serbi in Istria e Dalmazia. Sebbene non siamo d’accordo sulla questione dello status del Kosovo, che per noi non è uno stato indipendente ma una provincia all’interno della Serbia, apprezziamo molto l’impegno dei soldati italiani nella protezione dei nostri monasteri e delle nostre chiese. Gli italiani sono un popolo cristiano e posso dire liberamente che ci capiscono meglio in Occidente. Naturalmente, le nostre relazioni hanno una forte dimensione economica e l’Italia è uno dei nostri partner economici più importanti e uno dei maggiori investitori in Serbia. L’economia è una solida base per la nostra buona cooperazione e comprensione a livello politico.
Sotto il profilo economico, la Serbia è cresciuta molto in questi anni. Qual è il successo di questa “tigre balcanica”? Quali le politiche economiche attuate negli ultimi dieci anni?Innanzitutto, dal 2012 il nostro Governo si è posto l’obiettivo chiaro di procedere al consolidamento fiscale e di ridurre il debito pubblico. I nostri pensionati sono stati i più colpiti da queste misure perché le loro pensioni sono state ridotte, così come a tutti gli altri che ricevono fondi dal bilancio. Ma c’era una solidarietà generale per salvare lo stato, e la stabilità politica era preservata. È stato razionalizzato il numero dei dipendenti nel settore pubblico ed è stata introdotta una maggiore trasparenza nella spesa dei fondi di bilancio. Poi abbiamo lanciato grandi investimenti in infrastrutture e ulteriormente stimolato gli investimenti esteri con tasse e sussidi. Con queste misure abbiamo aumentato l’occupazione e ridotto il debito pubblico. Abbiamo instaurato buoni rapporti politici con tutti e attirato investimenti sia dall’Occidente che dall’Oriente. Il settore IT ha conosciuto uno sviluppo particolarmente forte, dove siamo un Paese dalle grandi potenzialità e dall’ottimo personale. Sì, infatti, la nostra economia si rafforza di anno in anno grazie a buone misure e alla stabilità politica.

Nell’ultimo decennio si è assistito a una grande crescita dell’interscambio tra i due Paesi, facendo dell’Italia un partner privilegiato di voi serbi. Quali i campi d’azione nel business in cui l’Italia può continuare ad essere utile allo sviluppo del Suo Paese?Certamente, l’Italia è uno dei nostri partner economici più importanti e le aziende italiane sono felici di investire in Serbia, grazie alle buone condizioni per gli investitori e la forza lavoro professionale e di qualità. Quello su cui vorrei richiamare l’attenzione è il fatto che poche aziende in Italia sono consapevoli della possibilità di esportare i propri prodotti dalla Serbia nel grande mercato russo senza dazi doganali, visto che esiste un Accordo di libero scambio tra Serbia e Russia e praticamente tutte le merci prodotte in Serbia si trovano al mercato russo senza dazi doganali. Invito le aziende italiane a sfruttare questa opportunità e ad investire in Serbia. Questa può essere una grande opportunità, soprattutto nelle condizioni dell’esistenza di sanzioni tra Unione Europea e Russia. Oltre a tutti questi settori che lei ha citato e in cui l’imprenditoria italiana è già presente, vorrei attirare la sua attenzione sul settore IT dove le opportunità di cooperazione sono enormi e dove sono già presenti grandi aziende globali. L’Italia ha grandi aziende in questo settore e sono convinto che potrebbero fare ottimi affari in Serbia.

Paesi come la Russia hanno usato diverse misure per attrarre investitori come il cd. “Golden Visa”. Cosa ne pensa di questa misura economica, lei che, in Italia, siede in un importante consesso di liberali, quali il Milton Friedman Institute?La Russia, dopo l’introduzione delle sanzioni da parte dell’Unione Europea, vuole sicuramente rafforzare la propria economia con diverse misure, in primis sostenendo lo sviluppo di quei rami che prima delle sanzioni erano maggiormente dipendenti dalle importazioni. Ciò si riferisce principalmente all’agricoltura, dove, per quanto ne ho saputo, hanno davvero compiuto notevoli progressi e padroneggiato molte tecnologie nella produzione. Certamente, tali misure che lei ha citato contribuiscono all’afflusso di nuovi investimenti e all’arrivo di nuove tecnologie e legano gli investitori a quel mercato per molto tempo. La Russia deve pensare che le sanzioni possono durare a lungo e deve adattarsi a varie misure per mantenere la stabilità interna e raggiungere lo sviluppo economico.

Interessante è stato il sapiente uso di uno strumento di “soft power” quale la vaccinazione aperta agli stranieri introdotta in Serbia. Ce ne parli gentilmente.Abbiamo mantenuto per anni buoni rapporti politici sia con i paesi occidentali che con quelli orientali. Siamo un partner affidabile e leale. La procedura di vaccinazione in Serbia, considerata da tutti nel mondo come una di maggior successo, è la conseguenza della nostra politica estera. Abbiamo tutti i tipi di vaccini e i nostri cittadini sono liberi di scegliere con quale vogliono essere vaccinati. Abbiamo avviato la produzione del vaccino russo Sputnik V come primo Paese in Europa e così, dopo molti anni, abbiamo rinnovato la nostra sovranità in questo settore, che sarà uno dei più importanti in futuro. Gli investimenti in salute e sovranità in questo settore sono investimenti nel futuro della nazione. Aiutiamo anche altri paesi della regione inviando a loro i vaccini. In assenza di una chiara posizione dell’UE sul futuro dei Balcani, abbiamo deciso di perseguire una politica che non metta tutte le uova nello stesso paniere. E a quanto pare ha dato un risultato in questa pandemia.

In chiusura, come vede in proiezione per il decennio 2021-2030 i rapporti tra i nostri Paesi e quali i punti da rafforzare per maggiori sinergie in campo politico, culturale ed economico?Sia la Serbia che l’Italia hanno un forte interesse a mantenere i Balcani stabili, economicamente sviluppati e il più vicino possibile all’Unione Europea. Credo che un maggiore impegno dell’Italia nei Balcani possa contribuire a stabilizzare la situazione e rafforzare la fiducia tra gli Stati balcanici, perché l’Italia agisce sempre apertamente e senza ambizioni di imporre soluzioni unilaterali. In tal senso, credo che dobbiamo rafforzare ulteriormente il nostro coordinamento a livello internazionale e nelle istituzioni internazionali. Dopo questa crisi sanitaria, che ha avuto anche le sue conseguenze economiche, mi aspetto un afflusso di nuovi investimenti italiani in Serbia, come occasione per conquistare un nuovo mercato. Sono convinto che alzeremo il livello di cooperazione tra le nostre regioni, appena iniziata. Voglio essere ottimista sul fatto che la Serbia diventerà un membro dell’Unione Europea in quel periodo e che durante quel processo, come prima, avremo un forte e sincero sostegno dall’Italia, che rafforzerà ulteriormente la nostra partnership strategica. La cultura italiana, che i serbi apprezzano e amano così tanto e che ha plasmato i gusti di tante delle nostre generazioni, rimane un solido fondamento delle nostre relazioni complessive. Ma sono convinto che anche il pubblico italiano conoscerà la bellezza della creatività serba, soprattutto quella che oggi è più a rischio e si trova in Kosovo. Le profonde radici cristiane comuni e la grande eredità cristiana dei nostri popoli ci uniranno inoltre nella difesa dell’eredità in questo momento di svalutazione di tutti i veri valori tradizionali.

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