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26 Dicembre 2024

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Due ragazzi su tre sbarcano sui social prima dell’età consentita. La deriva educativa imputabile ai genitori

di Felice Massimo De Falco

Quasi due ragazzi su tre si sono iscritti a un social network prima dell’età consentita dalla piattaforma, pur sapendo che non avrebbero potuto. E sempre due su tre quando si iscrivono a un nuovo servizio online o accedono a una nuova app ne accettano le condizioni d’uso senza leggere mai l’informativa sulla privacy.

Più elevata la consapevolezza tra i maggiorenni, infatti quelli che ignorano sistematicamente le privacy policy scendono al 50%.

Sono questi alcuni dei dati rilevati dal sondaggio che il Garante per la protezione dei dati personali ha commissionato a Skuola.net, in vista della Giornata Europea della protezione dei dati personali.

Il 43% dei minori ignora i diritti che la normativa gli riconosce per difendersi dal cyberbullismo, mentre il 64% degli over 18 sembra più preparato. Eppure i giovani sono interessati alla difesa della privacy, soprattutto di quella online. Nove studenti su 10 giudicano favorevolmente l’eventuale organizzazione di incontri su questi temi sin dall’età scolastica, magari da svolgere in classe; per il 54% sarebbe un’attività fondamentale, per il 34% come minimo utile.

L’Autorità Garante ha deciso quest’anno di celebrare la Giornata europea della protezione dei dati personali proprio in un istituto scolastico insieme ai ragazzi: il convegno, intitolato “Visibili o sorvegliati? La vita nella Rete” sarà ospitato il 28 gennaio dal Convitto nazionale Vittorio Emanuele II di Roma e avrà come protagonisti circa 60 studenti.

É spontanea la domanda: ma i genitori, deputati alla tutela dei figli minori, non trovano “sciatto” non controllare cosa fanno i loro figli? É educativo mettere nelle mani dei figli incautamente strumenti che possono rivelarsi disadattivi per la loro formazione se non gestiti con oculatezza?

Non è pericoloso lasciarli in un angolo per tenerli buoni, consegnando gli strumenti che potrebbero rivelarsi boomerang? Non è spicciolo moralismo, è l’accento di una deriva educativa che cresce una generazione sì intuitiva e al passo coi tempi, ma slegata da ogni vincolo di obbedienza civile.

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