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24 Dicembre 2024

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“La propria testimonianza si racconta per aiutare gli e non per farsi pubblicità” 

di Anna Adamo

Si dice che il fine giustifichi i mezzi.

Eppure, ci sono dei mezzi che, ritengo, non giustifichino nessun fine, perché quest’ultimo è talmente chiaro che non necessita di essere giustificato. 

Parlare di certi argomenti inserendovi la propria testimonianza, ad esempio, è uno di questi. Ebbene si, quello che spesso chi legge non sa, è che non si parla di certi argomenti per farsi pubblicità. 

Ovviamente, anche in questo caso esistono le dovute eccezioni,ma non bisogna fare di tutta un’erba un fascio. Non è corretto.

Non lo è nei confronti di chi ci mette la faccia. Di chi al fine pubblicitario che una testimonianza può avere non pensa neanche per scherzo.

Di chi riesce a trasormare il dolore in un punto di forza dal quale ricominciare a vivere buttandosi alle spalle il passato.

Quel passato che in realtà non passa mai.

O, almeno, non passa mai del tutto. 

Ma, la parte “bella” del dolore é proprio questa: ciò che lascia, le cicatrici. Quelle che servono per ricordarci cosa siamo stati e come siamo arrivati fino a qui.

Quelle che sono utili per fornire agli altri ciò che dal dolore si impara. Ecco, la missione ed il valore di una testimonianza è racchiuso proprio qui, nel voler aiutare gli altri.

Nel voler aiutare chi in certe si trova e non sa come venirne fuori Si, é questo il fine di chi racconta la propria esperienza. É questo e nessun altro, sia chiaro. 

Sia spunto di riflessione per chi a questo aspetto non ha mai pensato.

Parlate. É giusto che lo facciate. 

Guardatevi dentro e cercate l’ avvenimento che più di altri vi ha segnati, ognuno di noi ne ha uno. Poi parlatene agli altri. 

Però, fatelo per essere d’aiuto e mai per screditare o riaprire ferite mai rimarginate completamente.

Così, la bellezza e l’immensità di cose che una testimonianza può offrire, potete scoprirla anche voi.

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