di Massimo Felice De Falco
Quirinale, non c’è nulla da festeggiare: è la insussistenza della politica e del bipolarismo. Necessario il proporzionale
Quirinale: dunque sarà Mattarella-bis, ma non c’è nulla da festeggiare per nessuno dei partiti. Così come avvenne per Napolitano, preso per la giacca per il bis, la politica non esprimere la sua essenza che è quella di scegliere. É la sconfitta della politica, di tutti gli schieramenti, incapaci di abbozzare strategie condivise, incapaci di trovare una personalità spendibile sullo scenario nazionale e internazionale. Queste elezioni sono l’ennesima cifra della pochezza di una classe politica sfarinata in ogni sua angolazione. Ipocrita chi in queste ore lo ringrazia, se non per averli salvati dallo tsunami delle elezioni legislative.
Non esulti Letta, si ricordi che è stato Draghi a convincere Mattarella. Il Pd non ha dettato il gioco ma si è bevuto il calice amaro dell’impossibilità a fare nomi. Non ne aveva. Non esulti il Movimento, che sancisce la cesura tra un leader inutile come Conte (barbina la figuraccia sulla Belloni) e un Di Maio, lasciato alle spalle il suo stile da descamicados (chiese l’impeachment per Mattarella), sempre più accorto agli equilibri di potere e alla sua sussistenza. Queste elezioni si traducono in un puzzle incastrabile dei partiti. Nessuno più può vantare intese solide tra i diversi schieramenti. Ognuno è andato per conto suo.
Per dirla con Enrico Berlinguer: “Siamo di fronte a un decadimento, a una perdita di autorità politica e morale dei gruppi dirigenti; e siamo di fronte al rischio che in qualche misura sia offuscato quel cardine della democrazia costituito dal sistema dei partiti” (discorso in parlamento in occasione della fiducia al V governo Moro).
E su questo panorama frammentato che sarebbe opportuno tornare al proporzionale. Il centrodestra non ne ha azzeccata una: non ha un ragionatore a capo della coalizione che sappia stare nelle istituzioni, come lo sarebbe stato Berlusconi, ma un comitato elettore che si tira appresso le bisacce del malcontento popolare con modi spiccioli, senza visione. Onesto Casini che si è tirato fuori dai giochi quando ha capito che il suo nome era solo d’intralcio. Non male Renzi che sin da subito ha indicato la rotta da seguire, pur appaltando la scelta alla non possibilità di avere riserve di Stato condivisibili.
Comunque siano andate le cose, auguri a Mattarella, ma sappia che ci potrebbero essere smottamenti tra i partiti, frustrati dalla loro inconsistenza. Lo stesso discorso valga per Draghi: non troverà gli stessi che ora lo sostengono.
Ed è la fine del bipolarismo a favore del proporzionale. L’incredibile e paradossale scenario a cui abbiamo assistito in questi giorni per l’elezione del Presidente della Repubblica ci ha portato ad alcune conclusioni che sono sotto gli occhi di tutti. Osservatori, esperti del settore e cittadini comuni. Uno su tutti, e credo il più importante.
Ovvero, la fine irreversibile e senza ulteriori ipocrisie degli schieramenti politici che abbiamo conosciuto sino ad oggi. E con il tramonto degli schieramenti, la fine del sistema elettorale che li ha giustificati, cioè il sistema maggioritario. Partiamo dal centro destra.
Ci sono tre partiti che, ormai, hanno tre strategie politiche diverse. Chi ha una maggior attitudine alla cultura di governo, cioè Forza Italia; chi coltiva con maggior interesse di stare all’opposizione perchè hanno una storica cultura di opposizione, cioè i Fratelli d’Italia; e c’è chi sta in mezzo a due fuochi perchè non rinuncia né al governo e né all’opposizione, cioè la Lega di Salvini. Come faccia questa coalizione a puntare sul maggioritario resta, francamente, un mistero della fede.
Nel campo della sinistra resta il massimalismo della sinistra con l’alleanza con un partito, i populisti dei 5 stelle, che non si sa più quante strategie hanno al loro interno. Ovvero, ognuno corre per sé e non si sa neanche più chi esercita la leadership in quel partito. Più che un partito è un grande movimento diviso in fazioni, bande e pseudo capi che coltivano strategie diverse e opposte fra di loro. Anche su questo versante, conservare il maggioritario più che una strategia a lungo termine è una bestemmia politica.
E poi c’è la galassia centrista che finalmente si riorganizza e si ricompatta attorno ad un disegno politico che proprio dopo questo fallimento della politica nel suo complesso riemerge in tutta la sua corposità. Ovvero, il decollo di un partito di centro che sappia declinare concretamente ed autenticamente una “politica di centro”. Elementi che sino ad oggi sono clamorosamente scomparsi dall’orizzonte politico perchè sacrificati sull’altare del dio maggioritario da un lato e di un finto bipolarismo dall’altro.
Emerge in modo chiaro e netto che il ritorno di un sano e legittimo sistema elettorale proporzionale è oggi l’unica condizione per ridare credibilità alla politica, trasparenza degli atteggiamenti politici e un minimo di coerenza di ciò che predicano e di ciò che poi praticano i singoli partiti. Un sistema proporzionale che adesso, semplicemente, si impone. Per il bene della democrazia, per la credibilità del sistema politico e anche per la salute e una ritrovata identità politica e culturale dei singoli partiti presenti sullo scenario politico nazionale. Comunque sia: Evviva l’Italia!