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15 Novembre 2024

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Giorgetti teme che il governo non arrivi al 2023

Di Felice Massimo De Falco

Giancarlo Giorgetti é molto preoccupato per il governo. Fonti presenti alla riunione del consiglio federale della Lega riferiscono che il ministro dello Sviluppo ha condiviso la relazione illustrata dal segretario Salvini. E ha rimarcato come con una maggioranza così larga non sarà facile per il governo proseguire fino a fine 2023. L’obiettivo sarà portare a casa dei risultati ma – avrebbe rimarcato il numero due della Lega – non sarà facile, il governo sta vivendo un momento difficile.

Durante la riunione si è fatto il punto soprattutto sulle misure economiche e sulle norme anti-Covid, in vista del Consiglio dei ministri di domani. La richiesta è che il governo faccia tutto il possibile per fronteggiare il caro bollette e che si ritorni alla normalità nel Paese, considerato – il ragionamento portato avanti nella riunione – che, in presenza di un numero così alto di vaccinati, misure così restrittive non hanno senso.

Salvini, riferisce chi era presente alla riunione del Consiglio federale, ha ripercorso le trattative intercorse con gli altri partiti sulla partita del Quirinale, ammettendo di aver preso autonomamente la decisione di andare su Mattarella. “Sono il leader, dovevo prendere quella decisione in tre minuti. Mattarella ha sempre dato sponda anche al progetto dell’autonomia”, avrebbe rimarcato il ‘Capitano’. Spiegando che l’unico punto fermo della Lega, ma anche del Movimento 5 stelle e di Forza Italia, era il no a Draghi: la tesi è che deve rimanere a palazzo Chigi per completare il lavoro.

Il ‘Capitano’ leghista non intende uscire dall’esecutivo ma ai suoi ha spiegato di non apprezzare alcune scelte portate avanti dall’esecutivo. Il ragionamento è che Draghi non poteva essere il presidente della Repubblica della Lega e che il governo dovrebbe fare di più e meglio. Una tesi non condivisa appieno da chi, invece ritiene, nel partito di via Bellerio – a partire dai presidenti di Regione – che Draghi è un fattore di stabilità e che non doveva essere escluso dalla partita del Colle.

Il governo – avrebbe sottolineato Giorgetti secondo quanto riferisce chi era presente al Consiglio federale – sta vivendo un momento difficile, dobbiamo portare a casa dei risultati ma Draghi è il garante. L’ex ministro dell’Interno avrebbe rimarcato la necessità che il premier apra alle richieste della Lega. Non può dire sempre dei no, il ‘refrain’.

I punti elencati da Salvini sono i soliti: “No a nuove tasse sulla casa e alla riforma del catasto, no a nuove restrizioni e – in tema di Dad a scuola – nessuna differenziazione tra bimbi vaccinati e non vaccinati, sì a un decreto urgente per aiutare famiglie e imprese col pagamento delle bollette di luce e gas, sì a un impegno più concreto per la difesa dei confini e la lotta all’immigrazione clandestina”.
Il consiglio federale della Lega ha poi ribadito la leadership di Salvini che ha spiegato di voler portare avanti il progetto di federazione del centrodestra con chi ci sta. Invitando i suoi a rimarcare le differenze con la destra di Fratelli d’Italia.

Una preoccupazione quella di Giorgetti anche dal punto mediatico, considerato che la Lega è nel mirino dell’ex fronte rosso-giallo e che fa fatica a trovare dei compromessi con gli alleati dell’esecutivo.
Anche dai presidenti di Regione, viene riferito, sarebbe arrivato l’auspicio che l’esecutivo cambi passo. Sul suo ruolo Salvini avrebbe rimarcato di non poter essere sempre lui in prima linea, che tocca anche ad altri metterci la faccia. Anche chi voleva Draghi al Quirinale in quanto maggiormente spendibile – questa la tesi – elettoralmente, secondo quanto viene riferito, avrebbe apprezzato la spiegazione del ‘Capitano’ leghista.

Salvini ha poi parlato, riferiscono altre fonti, del rapporto con Meloni. L’obiettivo è quello di portare avanti progetti inclusivi, di rispondere alle esigenze della gente e non alle polemiche, ma occorre – avrebbe rimarcato – sottolineare le differenze con Fdi, rimarcare la nostra identita’, abbiamo una storia e una cultura diversa. Se poi Fratelli d’Italia continuerà ad attaccarci – il ‘refrain’ – avrà il solo risultato di isolarsi.

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